Le inchieste farlocche e le assoluzioni tardive

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Di Fabio Massa

C’è da chiedersi come vengono fatte le inchieste in Italia, a questo punto. Oggi i giornali paiono la cronaca delle debacle delle pubbliche accuse. Assolto perché il fatto non sussiste Roberto Napoletano. Personalmente lo detesto, e detesto la sua linea giornalistica di oggi e di ieri. Però è stato assolto nel merito. Poi. Assolto di fatto da tutto tranne che da un abuso d’ufficio Mimmo Lucano. Ecco, tutti quanto dovremmo chiedere scusa a Mimmo Lucano. L’unico che forse davvero ha cercato di fare qualcosa di innovativo per i migranti. Abbandonato anche da chi a sinistra avrebbe dovuto difenderlo, attaccato da chi avrebbe dovuto tacere, anche a destra dove il garantismo spesso si applica solo con i propri. Poi sono stati assolti i dirigenti di Mps per lo scandalo derivati. Anche qui, con formula piena. E su questo processo vien da chiedersi come sono state fatte le indagini, stante il fatto che in quegli anni le porcherie finanziarie sono state colossali. Ma per chi possa pensare che i processi interessanti sono finiti, e che dunque si passerà a una fase più tranquilla di scandali che sono solo sui giornali, ecco a voi servito il nuovo assurdo caso. Stefano Boeri e Cino Zucchi, due superarchistar del panorama dell’architettura non solo milanese ma italiana nel suo complesso vengono selezionati per far parte della giuria di un concorso internazionale (al quale ovviamente non partecipano, essendo giuria). Fanno tutta la gara, e tutto l’iter di selezione. Qualcuno vince, qualcuno perde, come al solito. Che cosa succede? Che ovviamente quelli che perdono fanno accesso agli atti, e sostengono che Boeri e Zucchi non avrebbero compilato un modulo, in quanto commissari, nel quale scrivono di avere rapporti professionali con alcuni di quelli che hanno vinto. Peccato che il mondo dell’architettura di alto livello a Milano sia abbastanza limitato, e che dunque tutti conoscono tutti, e tutti lavorano con tutti, sia quelli che vincono sia quelli che perdono. Grande clamore sui giornali: Stefano Boeri indagato. Poi gratti gratti e vien fuori che il problema è un modulo e un po’ di studi perdenti. Ora tutto rimarrà là, sospeso nell’aria, come un macigno sulla testa di Boeri e Zucchi. Un po’ come quando nel 2018 un pm pensò bene di indagare Boeri perché aveva regalato – sì, regalato – un progetto alla Norcia colpita dal terremoto. Beh, facciamocene una ragione: in Italia i pm fanno carriera non per i processi che vincono, ma per quelli che intentano e finiscono sui giornali. Fin quando il metodo sarà questo, nulla di buono potrà capitare alle nostre vite.

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