Conte, Speranza e una commissione indegna

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Di Fabio Massa

Non ho personalmente la minima stima di Giuseppe Conte, una delle peggiori sciagure capitate al popolo italiano, instupidito e irretito da una vagonata di bonus che sono un debito da 135 miliardi di euro dritti dritti sulla testa dei nostri figli, per chi i figli li ha fatti. Non ho personalmente la minima stima di Roberto Speranza, che ho avuto la (s)ventura di intervistare quando era capogruppo del Pd, alla Casa della Cultura di Milano, molti anni fa, e che già allora mi apparve come la copia di un riassunto di una pagina bianca. Eppure, anche di fronte a tutto questo, non posso rassegnarmi a pensare che la commissione di inchiesta sul Covid sia una idiozia. Perché si può avere la massima disistima del Conte e dello Speranza, ma non si può pensare che operarono – così come tutti gli altri che si trovarono, quattro anni fa, nella bufera – per far morire gli italiani, per farli ammalare, per ucciderli. No, tutto quello che venne fatto, venne fatto con genuina volontà di cercare di far del bene, dopo una prima fase in cui da Roma non si era capito nulla di quel che stava succedendo in Lombardia. Da Roma presero la pandemia come l’ennesima battaglia politica sulla quale scannarsi, e invece era un virus che capisce poco le parole e molto i vaccini. Ma davvero vogliamo fare una commissione d’inchiesta il cui unico scopo è ancora una volta politico, ancora una volta il farsi del male, ancora una volta stigmatizzare l’operato di persone sicuramente non di serie A, ma che hanno passato notti e giorni a lavorare indefessamente? Io continuo a pensare che – come diceva D’Annunzio – con la merda non si fabbrica, e con il fango nel ventilatore neppure.

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