Morta per un tiramisù non vegano, nel dolce c’era mascarpone

La ragazza di 20 anni era fortemente allergica al latte. Dopo aver mangiato parte del dolce, venduto come vegano, la giovane è andata in shock anafilattico ed è morta dopo 10 giorni di coma. Nessuna responsabilità per i responsabili del fast food.

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Il gip di Milano ha disposto, sulla richiesta della Procura, una misura di interdizione dell’attività imprenditoriale per i titolari (madre e figlio) della Glg Srl, azienda produttrice del “Tiramisun”, con marchio Mascherpa. L’inchiesta per omicidio colposo era nata dopo la morte della 20enne Anna Bellisario nel febbraio 2023. La giovane, fortemente allergica al latte, ha mangiato il dolce in un fast-food del centro di Milano, segnalato e venduto come vegano ma subito dopo è stata male andando in shock anafilattico ed in coma. Dopo 10 giorni è poi spirata in ospedale. Il Procuratore di Milano, Marcello Viola, scrive che “la quantità di caseine riscontrata nel prodotto indica che il mascarpone era presente come ingrediente e non come semplice contaminazione”. Dalle indagini sono emerse “fin da subito”, chiariscono i pm, “molteplici criticità, dalla formazione del personale fino alla prevenzione, eliminazione e/o riduzione dei pericoli che hanno avuto un effetto causale nella determinazione” della morte della giovane. Le altre posizioni, come quelle dei responsabili del fast-food dove la ragazza mangiò il dolce, sono “state stralciate e si procederà con la richiesta di archiviazione”. Dalle indagini, ha chiarito anche la Procura, “era risultata un’ulteriore non conformità relativa alla maionese ‘vegana”, componente della salsa, contenuta nel panino mangiato dalla vittima, per presenza di proteine dell’uovo”. Tuttavia, viene spiegato, “essendo questa molto diluita con gli altri ingredienti, non venivano rilevate proteine dell’uovo nella salsa effettivamente consumata da Anna”. Inoltre, si legge ancora, “dalle risultanze della consulenza tecnica collegiale sulle cause della morte conferita dalla Procura a un medico legale e a un allergologo, si evince che la ragazza era sì un soggetto allergico a latticini e uovo, ma che tuttavia il grado di intensità delle due allergie non era minimamente comparabile: con riguardo alle proteine dell’uovo, infatti, presentava un’ipersensibilità di livello contenuto, in relazione alla quale era stata effettuata una desensibilizzazione in ospedale”. Con riguardo, “alle proteine del latte vaccino, invece, la ragazza aveva presentato, fin dal divezzamento, una grave allergia, in relazione alla quale i due tentativi di desensibilizzazione, sempre in ospedale, del 2009 e del 2014, non avevano avuto successo”. Nessuna responsabilità, quindi, né per i produttori della maionese che per i titolari e responsabili del fast food.

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