“A ciascuno il proprio Dio”, Francesco Vidotto, dall’azienda alle montagne

Francesco Vidotto racconta la propria scelta di vita: dopo una laurea in economia e vent'anni di consulenza d’azienda,  intuisce che il tempo è per lui una ricchezza irrinunciabile. Si ritira a vivere in Cadore, a Tai, tra le Dolomiti.

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“Guardavo l’orizzonte attraverso le finestre dei palazzi di città e vedevo le
montagne. Avevo nostalgia di quella vita lenta a misura d’uomo. Così, un
giorno di dicembre, ho capito che non potevo più vivere all’orizzonte. E
tutto è cambiato”. Così Francesco Vidotto parla della propria scelta di vita, che racconta nel libro “A ciascuno il proprio Dio” (Ed. Piemme).
46 anni, dopo una laurea in economia e vent’anni di consulenza d’azienda,  intuisce che il tempo è per lui una ricchezza irrinunciabile. Si ritira a vivere in Cadore, a Tai, tra le Dolomiti. Nel taschino preferisce avere un paio d’ore libere piuttosto che il portafogli gonfio. Scrive storie di “ultimi”. “Amo raccontare l’invisibile. È lì che abitano le avventure migliori”.  Ha scritto e pubblicato molti romanzi e racconti. E ora racconta la sua storia nel libro appena pubblicato.
“Capire chi sei, non è cosa da poco. C’è il rischio di non scoprirlo mai. Di vivere la vita
di qualcun altro. Di mentire a se stessi. Per quel che mi riguarda ci ho messo
quarant’anni. Avevo una confusione in testa che non saprei dire. Intuivo la mia
inclinazione naturale ma avevo paura di seguirla. Temevo di fallire. Di ferire la mia
famiglia. Poi finalmente ho deciso di lasciarmi andare e ho iniziato a vivere. Per oltre
vent’anni sono stato direttore generale di un gruppo industriale tra i più importanti.
Viaggiavo in elicottero, mangiavo nei migliori ristoranti eppure mi sentivo povero. E lo
ero! Ero povero di tempo e il tempo è l’unica ricchezza che non potevo risparmiare.
Una volta speso, è andato per sempre. Allora sono ritornato in montagna, tra le
Dolomiti, nella mia terra d’origine dove le giornate filano al ritmo delle stagioni. Mi
sono fermato e ho scoperto che l’orologio più prezioso è quello che ti puoi permettere
di non portare. Quassù c’è l’occasione di guardare le stelle. Il tramonto. Di
chiacchierare senza fretta. Di palpare la natura. Di ascoltare il bosco. Quassù ho
ritrovato il valore della memoria e mi sono dedicato a trascriverla. Quassù ho scoperto
una piccola verità: chi più è sereno, meno spende. E finalmente mi sono sentito me
stesso. Ma questa è la mia storia. Non tutti devono ritirarsi in montagna, ma tutti
devono seguire la propria natura, questo sì. Capirla e seguirla. Perché abbiamo una
sola occasione e si chiama VITA. A ciascuno il proprio Dio è dedicato a tutti quelli che
hanno sete di vivere ma che sentono solamente di esistere”.

Ascolta l’intervista all’autore

 

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