Un nostro ascoltatore ci ha mandato la sua recensione del concerto delle Babymetal a Londra, ringraziamo per il bel lavoro che ha fatto per noi. La parola dunque a Noise che dalla brianza è andato a Londra a sentire la band giapponese:


Ancora carico per il concerto di sabato 2 Aprile ecco a voi il mio personalissimo report sul concerto delle Babymetal alla SSE Arena di Wembley. Terzo appuntamento per me con le BM, secondo a Londra, questo è senza dubbio il miglior concerto a cui ho assistito. L’arena è piena, più di 12.000 spettatori, il palco immenso, una parte alta con la scenografia che ricorda la facciata di un tempio greco, tre ampie scalinate che scendono sulla parte frontale del palco, una lunga passerella e infine la piattaforma girevole che è praticamente immersa nel pubblico. La parte centrale tra le colonne è un grosso video-wall per gli effetti visivi, tra le scalinate ci sono le quattro logge che ospitano i membri della Kami band, il tutto è completato da altri due video-wall laterali per i primi piani. Io seguo tutto dagli spalti laterali, sono un po’ lontano ma ho una buona visione di insieme.

Come sempre il pubblico è molto variegato, si va dai metallari con la maglia degli Slayer ai signori di mezza età giapponesi con i capelli bianchi passando per ogni genere di stile, costume e di nazionalità. Forte presenza anche di genitori con figli al seguito a testimonianza che questo genere “fusion” è in grado di mettere insieme un pubblico straordinariamente eterogeneo che trascende le diverse generazioni. Seduti intorno a me un ragazzo irlandese, un gruppo di asiatici, una madre inglese con il figlio adolescente tutti sempre molto partecipi, l’atmosfera è sempre coinvolgente, ci sono tante bandiere Danimarca, Norvegia, Italia, Francia, ovviamente Giappone e altre che nemmeno conosco.

Il concerto si apre con la intro storica Babymetal Death, i costumi classici virano più sul nero per un look pochino più maturo anche se non perdono gli inserti rossi e argento molto più limitati rispetto al passato. Moa e Yui stanno crescendo e al confronto Suzuka sembra sempre più giovane. Il sound e’ decisamente aggressivo la chitarra elettrica domina, dalla mia posizione la voce alle volte risulta un pochino bassa.

Subito dopo “Babymetal Death” è il turno di “Awadama fever”, dal nuovo album Metal Resistance uscito solamente il giorno prima. Dalla voce sincopata e dal timbro squisitamente j-pop sembra di essere stati proiettati in un concerto di Hatsune Miku, ma ci pensa la poderosissima sferzata metal della Kami band a tenerci attaccati alla realtà. Si alternano velocissime canzoni del primo album e canzoni del nuovo album, dopo “iine” e’ il turno della divertentissima “Yabai” (o “Yava!” come viene scritto nella versione inglese dell’album) se vi siete mai chiesti come si può reinterpretare una base ska in chiave metal allora dovreste proprio sentire questa canzone. La coreografia coinvolge il pubblico che si muove coordinato, Yui e Moa sono scatenate e persino Su che di solito appare glaciale esce un po’ dal personaggio e mostra qualche sorriso, tutti si divertono.

Comincia la parte degli assoli: apre la scena Suzuka, dopo la lunghissima intro strumentale la luna rossa sorge alla sue spalle e tutto si tinge di cremisi. “Akatsuki” intensa come sempre mi fa venire la pelle d’oca, complice anche un aria condizionata degna dell’areoporto di Dubai. La corsa dalla piattaforma al palco è accompagnata da colonne di fuoco, alla fine della canzone sono già senza voce. Ora è il turno di Yui e Moa con “GJ!” good job, e poi si passa al pezzo in solo della Kami band.

Il trio compatto ritorna prepotentemente in scena con “catch me if you can” e “doki doki morning”. A tempo di marcia e cornamuse ecco “Meta Taro”, che sarebbe l’ideale sigla di testa di un’improbaile anime basato su un eroe del metal cibernetico, adesso vi starete chiedendo: ma perche’?!? Perché no?

Proseguendo nel surreale arriva la clip che introduce le Babymetal Black (ovvero la mini formazione Yui-Moa) che spiega come il kami della volpe abbia affidato al terzetto il compito di diffondere questo nuovo metal creato in una galassia lontana lontana e di come il malvagio Death Vader abbia portato Yui e Moa al lato oscuro, con delle spade laser che disegnano dei 4 luminosi comincia “Yon no Uta”, la canzone del 4 fatta esclusivamente da giochi di parole giapponesi.

Ritorniamo un attimo seri ed ecco che dalla parte alta del palco compare Suzuka, alle sue spalle si dispiegano delle gigantesche ali digititali che avvolgono tutto. La kami band si esibisce al massimo livello del power metal: unica canzone con un titolo tutto italiano: “Amore”; probabilmente ispirata da me dopo che i nostri sguardi si sono incrociati al concerto di Bologna. Questa storia è palesemente falsa, ma siccome la sto raccontando io, continuerò a crogiolarmi nell’illusione almeno fino alla fine di queste righe…

Da questo punto in poi il concerto è un crescendo continuo con “Megitsune” e “Karate” che infiammano l’arena per l’inno contro il fenomeno del bullismo: “Ijime, dame , zettai!”, al solito il pezzo è preceduto da un pezzetto di storia sul kami della volpe, la voce narrante promette: “If you show us the true courage, we will tell you the true Metal” ed e’ ora del wall of death.
La promessa è mantenuta, tre dantesche voragini di carne si aprono e richiudono su se stesse. Io al sicuro dagli spalti non mi curo di loro, ma guardo e passo…

Segue l’immancabile “Give me chocolate” che ci porta verso la fase finale del concerto. L’evento è trasmesso in diretta in alcuni cinema giapponesi, e sul video-wall principale viene proiettato un feedback live da uno di questi che inquadra il pubblico ad unire proprio tutti, anche persone che sono fisicamente dall’altra parte del mondo, sotto un unica grande bandiera metal. Siamo arrivati al momento della ballad “The ONE” che avevamo già sentito sul canale ufficiale con le riprese del concerto di Yokohama (credo). Da “The ONE” e il coro con il pubblico terminiamo con il vero gran finale “Road of Resistance”.

Il concerto è durato circa due ore ed è letteralmente volato senza stancare mai; non è mancato nulla: fuoco, fumo, luci, effetti speciali, fuochi artificiali, balletti, belle ragazze e metal! Si può volere qualcosa di piu? Bhe, personalmente ho sentito solo la mancanza di “Head Bangya!!!” nella scaletta, ma direi che sono più che soddisfatto. Le ragazze sono state bravissime e la band veramente straordinaria, lo spettacolo va assolutamente sentito dal vivo per essere apprezzato a pieno. Il tour prosegue con alcune tappe americane e ritornerà in europa, precisamente in Svizzera da Giugno… la speranza di un’altra tappa italiana ovviamente è sempre molto alta…

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