In mano stringono copie della Costituzione della Repubblica italiana e davanti impugnano due striscioni con frasi di Piero Calamandrei, che sottolineano la centralità della Costituzione. Una cinquantina di magistrati, con toghe nere e coccarde tricolore, sta protestando, in occasione della cerimonia dell’anno giudiziario, sulla scalinata del Tribunale di Milano, contro la riforma Nordio e la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti.
“Sono a rischio tutti gli italiani perché nel momento in cui si rischia di compromettere l’autonomia e l’indipennza della magistratura chi ci rimette è l’utente del servizio giustizia, il cittadino, non è il magistrato che esercita l’attività giudiziaria”, denuncia
Emanuela Andretta, presidente della Ges Milano. A chi gli ha chiesto, se usciranno dalla sala quando parlerà la rappresentante del Ministero della Giustizia, “Sì, sì, ci atteniamo alle direttive che provengono dal comitato centrale”, ha risposto. La protesta è proseguita nell’Aula Magna del Tribunale dove i magistrati, durante l’esecuzione dell’inno di Mameli nell’Aula Magna, hanno alzato le copie della Costituzione italiana.
“L’autonomia e l’indipendenza sono due cardini invalicabili della tenuta democratica dello Stato dal quali non è immaginabile separarsi proprio a tutela della libertà di ciascuno, e soprattutto dei più deboli”. Lo ha detto Giuseppe Ondei, presidente della Corte d’Appello di Milano, durante il suo intervento. Nel contesto attuale, caratterizzato da “un clima di tensione” tra magistratura e politica, “vi è il reale rischio che si vulnerino due principi costituzionali inderogabili quali l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e sottolineo di tutta la magistratura e non dei soli giudici – ha continuato nel suo discorso d’apertura – La magistratura, pur sempre mantenendo un doveroso e corretto senso dei propri limiti, non potrà mai tacere laddove dovessero manifestarsi evidenti intenzioni di limitarne in svariati modi il raggio d’azione. Teniamocela cara questa giustizia resa da uomini indipendenti secondo un percorso cognitivo disegnato dalla legge perché le alternative sono drammaticamente peggiori”.