Il problema della politica cittadina contemporanea è la mancanza di coraggio. Diffusa, che pervade ogni settore e ogni ambito. Questo è frutto di un ben preciso movimento che da oltre vent’anni delegittima la politica e la fa risultare una cosa sporca, sbagliata. E il gioco delle nomine e dei nominati, che poi vuol dire come viaggiano i treni in Italia, come viene applicata la politica energetica, e tutto il resto, è stato dipinto nel tempo come la più sporca delle cose sporche della politica. Ma torniamo al punto, alla domanda più diffusa. Chi me lo fa fare di fare il sindaco. Nessuno. Perché mai qualcuno possa o voglia decidere di provare a fare una campagna elettorale contro Beppe Sala, con il rischio di buttar via soldi, tempo, energie per mesi e poi – se eletto – di perdere anche a livello economico e di vita personale, cinque anni. Se ci pensiamo, è la stessa domanda che può farsi un imprenditore nei confronti di un garantito: perché non acciuffare un posto fisso e sedersi comodamente? La motivazione è una sola, e non è di ordine economico, ma ideale. L’idea che si debba provare a dare una vita collettiva migliore ai nostri figli. Non individuale, ma collettiva. Una visione quasi cristiana, nella democrazia laica. E per provare a migliorare le cose, bisogna conoscere le cose, e avere idee. Oggi in città manca la conoscenza, e mancano pure le idee. Per questo non ci sono gli uomini e le donne pronti a sacrificare un pezzo della propria vita, con coraggio. E’ qualcosa su cui il centrodestra (ma anche il centrosinistra: che cosa succederebbe se Sala non ci fosse?) dovrebbe riflettere assai bene.

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