La Rai pretende il canone anche dagli alberghi chiusi

Gli albergatori milanesi di Confesercenti scrivono al ministro del Turismo dopo la richiesta della Rai di pagare il canone speciale per le strutture ricettive, una tassa media di 1000 euro che può arrivare a 6000 in base al numero di camere, una botta per un settore già in ginocchio.

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Alberghi chiusi o aperti ma vuoti, comunque in profonda crisi. Ma la Rai pretende il pagamento del canone, che per le strutture ricettive è spesso un conto salato. Ora “ATR Milano”, associazione degli albergatori milanesi in seno a Confesercenti, definisce “surreale” la richiesta arrivata in settimana dalla tv di stato ai gestori di strutture ricettive di tutta Italia chiedendo di corrispondere entro il 31 marzo quanto dovuto per il canone speciale Rai. Il canone speciale Rai è una tassa di possesso che varia tra i 400 e i 6000 euro in base al numero di camere, di stelle e di televisori posseduti da una struttura ricettiva. Mediamente gli hotel italiani pagano circa 1000 euro a testa, per cui i 32mila hotel italiano finanziano la Rai con almeno 30 milioni di euro complessivi. Per fare un confronto, il Festival di Sanremo 2021 è costato 17 milioni di euro e dovrebbe generare ricavi per circa 27. Da qui la proposta del presidente di ATR, Rocco Salamone: “Il festival di Sanremo è stato uno schiaffo a tutte le attività commerciali costrette a stare chiuse: per questo ci auguriamo che i suoi ricavi possano essere utilizzati dalla Rai per mitigare il carico fiscale sulle attività  come hotel, bar e ristoranti che nel 2020 e in questo inizio 2021 hanno tenuto sia le luci che i televisori spenti. La richiesta di pagare il canone Rai non tiene in alcun conto le restrizioni a cui siamo sottoposti come hotel: aperti per decreto, ma chiusi di fatto per il divieto di spostarsi tra regioni. Per questo abbiamo scritto una lettera a Rai e Governo per chiedere di spostare questa scadenza e tener conto della profonda ingiustizia nel far gravare sugli albergatori chiusi il bilancio della tv di Stato, molto meno toccata dalla pandemia rispetto all’industria turistica e degli eventi dal vivo. Ci auguriamo che il ministro del turismo Garavaglia (Lega)si dimostri sensibile su questa tematica”.

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