Scritte davanti a sede Glovo, non si muore per un panino

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“Se la precarietà uccide, noi uccidiamo la precarietà”. Con questo slogan dopo una settimana di mobilitazione in dvrse città europee e italiane per i tre incidenti mortali che hanno coinvolto, nell’ultima settimana tre rider di Deliveroo, Glovo e Ubereats “sono comparse diverse scritte la scorsa notte, di fronte alla sede centrale di Glovo in Viale Monza, quartiere generale della società spagnola a Milano. Davanti agli uffici sono comparse anche una tomba con un cassone a lanterna che bruciava nel fuoco. A memoria del fatto che i colpevoli devono pagare e che il silenzio delle multinazionali può essere spezzato soltanto dalla lotta e dal coraggio di tutti quei lavoratori che hanno sete di giustizia e verità”, si legge sulla pagina ‘sindacale’ di Deliverance Milano, rete che difende e i diritti dei ‘fattorini’ in bici, da tempo mobilitati per l difesa dei propri diritti. ‘GlovoMata’, ‘NonSiMuorePerUnPanino’, ‘Assassini’ sono alcune delle scritte comparse di fronte al palazzo e altri punti del quartiere di Precotto. “Vogliamo che le società pongano fine a questo eccidio che negli ultimi 3 anni e mezzo ha coinvolto decine di lavoratori morti mentre erano in consegna durante il turno, lasciando le loro famiglie e i loro cari senza alcuna spiegazione, senza assumersi mai nessuna responsabilità”, sottolineano i rider-attivisti che nei giorni scorsi hanno proclamato lo stato di agitazione per chiedere un “salario minino” per le prestazioni fornite. “A chi se la prende con noi fattorini perché qualcuno sarebbe reo di non rispettare il codice stradale – proseguono i rider – diciamo provate voi a stare sotto il ricatto della precarietà e delle statistiche dell’algoritmo senza garanzie e nessuna tutela, con il sistema digitale della piattaforma che fa il cattivo e il brutto tempo nella vostra vita, senza nessuna possibilità di intervenire o di comunicare con qualcuno che non vi rimbalzi dietro ad uno muro di gomma e di omertà criminale. Lo abbiamo scritto e lo ribadiamo da mesi che il tempo delle attese per noi è finito. Siamo stufi di contare i nostri morti: quando toccano uno, toccano tutti! Poteva esserci uno di noi su quell’asfalto sporco di sangue”.

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