Ancora una volta, parliamo di giustizia.

Ci tocca.

Oggi sul Corriere della Sera Luigi Ferrarella racconta una storia che lascia allibiti. I protagonisti sono i Ligresti. O meglio, il processo sui Ligresti, il cui capostipite Antonino nel frattempo è pure morto.

Bene, per gli altri – che sono vivi – e per i 2300 azionisti, per un presunto falso in bilancio di 600 milioni di euro, per tutte le parti in causa, dopo cinque anni di dibattimenti avvocati spese giudici eccetera, tutto celebrato a Torino, che cosa si scopre?

Si scopre che, peraltro come era prevedibile fin dal 2012, bisogna ripartire da capo perché la sede competente è Milano. Cioè, dopo tutti questi anni, dopo cinque anni, bisogna ripartire da zero. Zero. Si riparte dall’inizio.

Ora, vi pare normale che in un processo dove ci sono delle vite appese (quelle dei Ligresti), dei diritti da parte di chi vuole essere risarcito, la giustizia su un’ipotesi di reato con un falso in bilancio di 600 milioni, quindi mica bruscolini, non si avrà una sentenza definitiva prima di altri 5-10 anni. Che sommati agli altri 5 diventano 10-15 anni.

Roba da matti.

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