Finalmente torna in politica la città metropolitana. Sarà la volta buona? Qualche dubbio…

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Di Fabio Massa

Finalmente. Finalmente si torna a parlare di allargamento della città. Lo fa Stefano Boeri, meritoriamente, oggi sul Corriere. Lo ha fatto nella sua diretta Facebook Beppe Sala, anche lui meritoriamente. Il problema, adesso, è che la politica dovrebbe proseguire su questa discussione che non è e non può essere materia di una grande archistar o di un sindaco, ma che dovrebbe essere patrimonio dei partiti, della discussione in città, delle segreterie. Invece, niente. Niente di niente. E c’è da dire pure che il rinnovato interesse per l’hinterland milanese – ad oggi – è una pura idea, di concreto non c’è nulla, a partire dalla conoscenza di quella che una volta era la provincia e oggi è la città metropolitana. Ricordo che Guido Podestà, l’ultimo presidente della Provincia di Milano, un giorno mi disse che stava premiando insieme a Giuliano Pisapia, che sarebbe diventato il primo sindaco metropolitano, una serie di sindaci dell’hinterland. Davano un premio uno e uno l’altro, alternandosi. A Pisapia toccò il Comune, se ricordo bene, di Truccazzano, meno di 6mila abitanti. Ne sbagliò il nome e sedendosi mormorò a Podestà: io alcuni di questi comuni non li ho mai sentiti. Un aneddoto buono per il bar? Una verità? Non si sa. Di certo è che Milano non ha mai guardato al di fuori dei suoi confini se non con il piglio del signore col vassallo, riuscendo nell’impresa di piazzare depuratori, problematiche, tutte al confine. Riuscendo nell’impresa di mettere strisce blu anche e soprattutto nelle zone di interscambio, e di provare a limitare il più possibile l’accesso alla città. Insomma, non una visione metropolitana ma una visione esclusivistica della città. Non è una linea di Beppe Sala, sia ben chiaro. E’ una linea consolidata almeno negli ultimi quattro mandati da sindaco, vent’anni o giù di là. Una rinuncia al ruolo di Milano, che deve essere locomotiva e capofila, e non tiranna. Una rinuncia sulla quale adesso occorre una marcia indietro, perché altrimenti tutto collasserà, vittima del proprio successo, così come sta accadendo in altre parti del mondo. E’ un tema serio, eppure la politica non lo affronta da quattro lustri. Speriamo che sia arrivata la volta buona.

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