Strage di Samarate, Maja: “Ho cancellato la mia famiglia, sono pentito”

Si è aperto oggi il processo d'appello per Alessandro Maja già condannato in primo grado all'ergastolo per aver ucciso, nel 2022, la figlia Giulia di 16 anni e la moglie Stefania Pivetta, 56enne, a colpi di martello mentre stavano dormendo, per poi tentare di ammazzare anche il figlio maggiore Nicolò, 21 anni, sopravvissuto.

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“Ho cancellato la mia famiglia a causa di un mio soffrire emotivo, restando solo, mi aspetto una pena, la più alta, sperando nella clemenza. Confido nel perdono di Gesù determinato dal mio pentimento”. Lo ha detto oggi con dichiarazioni spontanee in aula Alessandro Maja già condannato in primo grado all’ergastolo per la strage di Samarate (Varese) e ora a processo in appello davanti alla Corte d’Assise d’appello di Milano.  L’uomo, 60 anni, interior designer, nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022, uccise nella loro casa a Samarate   la figlia Giulia di 16 anni e la moglie Stefania Pivetta, 56enne, a colpi di martello mentre stavano dormendo, per poi tentare di ammazzare anche il figlio maggiore Nicolò, 21 anni, sopravvissuto
La procuratrice generale di Milano Francesca Nanni ha chiesto di confermare la condanna all’ergastolo e a un anno e mezzo di isolamento diurno per  Maja. In sostanza, ha chiesto di respingere la tesi difensiva che punta sul vizio parziale di mente. La difesa chiede, infatti, che venga effettuata in secondo grado una nuova perizia psichiatrica. Si è trattato di una “azione gravissima, cosa c’è di più grave di aggredire la propria famiglia e i propri figli?”. La perizia psichiatrica “ci ha detto che di fronte a questa azione, il disvalore poteva essere compreso, è stato un fatto efferato, cruento e crudele”. Il presunto disturbo di personalità invocato dalla difesa, ha aggiunto Nanni, “non è stato tale da far scemare la capacità di intendere e volere”. Anche il legale di parte civile, l’avvocato Stefano Bettinelli, che rappresenta, tra gli altri, Nicolò, ha chiesto di confermare la sentenza di primo grado della scorsa estate. E si è opposto, così come la pg, alla riapertura del processo con una nuova perizia psichiatrica chiesta dalla difesa. Il legale ha ricordato che Nicolò ha dovuto subire “l’ennesimo intervento chirurgico”. Oggi, infatti, non ha potuto essere in aula.

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