Inchiesta sulla fusione A2A AEB: “Danni per 60 milioni”

La difesa dei sei indagati, tra i quali il sindaco di Seregno, ottiene un rinvio alla fine di ottobre per esaminare la grande mole di documenti relativi all'inchiesta sulla contestata integrazione societaria.

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Mezzi della società AEB Gelsia

Per la presunta turbativa d’asta sulla fusione fra AEB e A2A la difesa degli indagati ha ottenuto una proroga del termine di conclusione delle indagini preliminari dalla Procura di Monza. L’eventuale richiesta di rinvio a giudizio potrebbe slittare alla fine di ottobre. La proroga è stata concessa ai legali degli indagati per la contestata fusione tra le due società energetiche a causa della mole di documenti che gli avvocati devono analizzare per preparare le varie memorie difensive. Sotto accusa con l’ipotesi di turbativa d’asta ci sono Loredana Bracchitta, presidente del consiglio di amministrazione di AEB, società partecipata dal Comune di Seregno e da altri comuni della Brianza, il sindaco di Seregno Alberto Rossi, Giuseppe Borgonovo, assessore alle partecipate di Seregno, Alfredo Ricciardi, segretario generale dello stesso Comune, Giovanni Valotti, presidente di A2A e Pierluigi Troncatti, partner di Roland Berger srl, società di consulenza. Le indagini sono state portate avanti dalla Guardia di Finanza, coordinata dal pm monzese Salvatore Bellomo e Stefania Di Tullo. I fatti contestati risalgono al periodo tra il 2019 e il 2020. Secondo l’accusa, gli indagati “al fine di favorire la società A2A, turbavano il procedimento amministrativo relativo all’operazione di integrazione societaria e industriale con AEB, che si concluse con delibera del 20 aprile 2020 del Consiglio Comunale di Seregno effettivamente a favore di A2A”. Viene contestato in particolare “il mancato ricorso alla prevista procedura pubblica” e la “manipolazione dei dati degli asset di A2A”. Il sindaco di Seregno Alberto Rossi e l’assessore Borgonovo sono accusati “di avere supinamente recepito tutte le indicazioni” fornite dai coindagati “intese ad escludere la gara pubblica. Una fusione che avrebbe provocato danni stimabili in “60 milioni di euro” per AEB e “un’omessa valorizzazione di un premio di maggioranza a favore di AEB non inferiore a 5,7 milioni”. Prima dell’inchiesta penale era stata la giustizia amministrativa, in base agli esposti dell’ex consigliere comunale di minoranza Tiziano Mariani, a giudicare irregolare l’operazione, con sentenza del Consiglio di Stato.

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