Covid: archiviata inchiesta per Attilio Fontana e altri. Familiari vittime: per noi sono colpevoli

Dopo l’archiviazione di Conte e Speranza e di parte dello stralcio di Roma, apprendere che è stato archiviato anche Attilio Fontana e alcuni dei funzionari e tecnici coinvolti ci lascia basiti.

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“Archiviazioni anche per gran parte degli altri indagati nell’inchiesta Covid: non possiamo che essere sconcertati per quanto il sistema giustizia in Italia stia facendo nei confronti dell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia, maxi indagine chiusa a marzo 2023 e di fatto in gran parte trasferita a Brescia e Roma. Dopo l’archiviazione di Conte e Speranza e di parte dello stralcio di Roma, apprendere che è stato archiviato anche Attilio Fontana e alcuni dei funzionari e tecnici coinvolti ci lascia basiti: nessuno dovrà rispondere ai familiari delle vittime del Covid19 del perché non sia stata fatta la zona rossa in bergamasca e del perché non si siano prese tutte le altre misure di prevenzione previste dalle leggi italiani ed europee. E’come se in Italia ad inizio 2020 non sia accaduto nulla. Noi continueremo nel nostro percorso di denuncia e memoria perché siamo certi che le morti dei nostri cari siano state causate dalle omissioni sia a livello governativo che regionale e speriamo che prima o poi vengano accertate queste responsabilità. Per noi comunque non sono scagionati: restano colpevoli di morti che si potevano evitare”.

Un commento arriva anche dai legali dei familiari che fanno sapere che agiranno in sedi diverse: “Lascia perplessi questa ordinanzacommenta l’avvocato Consuelo Locati – che di fatto valuta come sussistenti le responsabilità per la mancata attuazione del piano pandemico nazionale e del piano di prevenzione regionale indispensabili per tutelare la salute collettiva ma allo stesso tempo ritiene di archiviare tutta l’indagine inerente alla mancata istituzione della zona rossa nella bergamasca ed alla mancata adozione di tutte le misure previste da piano pandemico nazionale (ricognizione DPI, censimento posti letto T.I., laboratori in grado di processare tamponi, mancate scorte di reagenti e di tamponi). Alquanto particolare questa decisione considerato che, qualora all’esito di un procedimento penale dovessero essere confermate responsabilità di questo genere, i soggetti sarebbero comunque esenti da qualsivoglia sentenza in quanto le loro posizioni sono già state oggetto di archiviazione. Forse bisognerebbe ripensare ad una nuova formulazione di una legge che impedisce alle persone offese di essere parte nel procedimento avanti il Tribunale dei Ministri per fatti che le riguardano, come in questo caso. Ciò non toglie che in ogni caso siano state rilevate responsabilità anche in sede penale di coloro che avevano il compito di attuare un piano pandemico nazionale e di un piano pandemico regionale necessari per mettere in sicurezza la vita dei cittadini e non lo hanno fatto. La prevenzioni dunque in Italia non esiste e non è responsabilità di alcuno attuare quanto previsto anche dalla legge sovranazionale né, a questo punto, è considerata violazione di legge che comporta relative responsabilità il mancato ottemperamento di quanto previsto come obbligo dalla decisione del parlamento Europeo 1082/2013 in materia di prevenzione sanitaria e di attuazione del Regolamento Sanitario Internazionale”.

“Una ventata di verità, per me e per chi con me ha lottato in prima linea contro il Covid. Su questa indagine una certa parte politica ha costruito per anni una campagna di vero e proprio odio contro la Lombardia e contro il nostro operato”. Così il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, dopo aver appreso la notizia dal Tribunale dei Ministri di Brescia sull’archiviazione dell’inchiesta ‘gestione-Covid’. “Nelle pagine della sentenza di archiviazione – conclude il governatore – vedo smontate molte delle troppe ‘bufale’ costruite ad arte su quei mesi drammatici che hanno sconvolto le nostre comunità e provocato un immenso dolore a tante famiglie”.

Accolgo con grande emozione e particolare soddisfazione questa notizia che rende giustizia al mio operato e a quello di Regione Lombardia nel corso delle prime, drammatiche fasi dell’emergenza Covid e spazza via ogni forma di sciacallaggio contro la nostra gestione. Rimarrà comunque sempre indelebile in tutti noi la ferita profonda determinata dalla sofferenza e dai decessi causati dalla pandemia”. Giulio Gallera, Consigliere regionale della Lombardia, nel corso delle prime fasi della pandemia da Coronavirus era assessore regionale al Welfare e oggi commenta così la decisione del Collegio per i Reati Ministeriali del Tribunale di Brescia di archiviare le accuse precedentemente formulate nei confronti suoi e degli altri indagati. “L’analisi meticolosa dei fatti, delle competenze e del contesto internazionale allo scoppio della pandemia – aggiunge Gallera – ben descritta nelle motivazioni che hanno portato alla decisione del Tribunale, sottolinea in modo inconfutabile che la narrazione a cui per mesi siamo stati sottoposti, in base alla quale Regione Lombardia veniva accusata delle colpe più gravi, in realtà è un falso storico. Una narrazione definita dallo stesso Collegio una “congettura priva di basi scientifiche”. Noi abbiamo agito sempre per salvare quante più vite umane possibili, nel pieno rispetto dei ruoli, delle funzioni e delle competenze, ben distinte fra Stato e Regioni, fra le indicazioni di indirizzo politico e le attività amministrative”. “Una decisione – prosegue – che rende giustizia a chi, in quel momento, doveva assumere le decisioni necessarie in modo tempestivo e coraggioso, anche con misure molto rigide che andavano a limitare la libertà dei cittadini”. “A seguito dell’avvio di questa indagine ho trascorso mesi psicologicamente complessi – conclude Gallera – ed oggi, leggendo le pagine della Relazione del Collegio per i Reati Ministeriali del Tribunale di Brescia che riabilita totalmente il nostro operato, esprimo un pensiero particolare e un ringraziamento particolare alla mia famiglia, che sempre mi è stata vicina, a chi insieme a me ha condiviso i momenti più delicati dalla plancia di comando dell’unità di crisi, al mio avvocato Guido Camera con il quale abbiamo prodotto le deduzioni e le ricostruzioni giuridiche necessarie a ristabilire la verità”.

Il commento dell’avvocato Consuelo Locati.

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati