Rogo Rsa, l’Arcivescovo: “Una disgrazia troppo incomprensibile”

Funerali in Duomo per le 6 anziane vittime del rogo nella Rsa Casa per Coniugi. "Non erano solo una pratica che finisce in archivio" ha detto nell'omelia l'Arcivescovo Mario Delpini.

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“Questa celebrazione, nella sua austera solennità, non è  una specie di patetico gesto di
risarcimento per una disgrazia troppo incomprensibile”. Lo ha detto l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, durante i funerali delle 6 vittime dell’incendio della Rsa, in Duomo: “Piuttosto è l’incontro drammatico tra la pietà commossa e l’impotenza insuperabile della città  e la Parola che parla con una autorità troppo più  alta di ogni parola umana. La pietà e l’impotenza quando entrano in chiesa possono farsi domanda, preghiera. E cosa è capitato quella notte? Il pensiero umano si smarrisce, la casa, la vita è devastata, le istituzioni sono impotenti”.  Le sei vittime del rogo sono Laura Blasek, Paola Castoldi, Mikhail Duci, Anna Maria Garzia, Loredana Labate e Nadia Rossi.
In prima fila, in Duomo, le autorità cittadine, tra cui il sindaco, Beppe Sala che per oggi ha proclamato il lutto cittadino. Il comune si è occupato delle spese per i funerali, anche considerando che delle sei vittime due non avevano più famiglia.  Le bare sono entrate nel Duomo quasi deserto dall’ingresso principale, sotto un cielo plumbeo e la pioggia. Sopra i feretri rose bianche e rosse. Nonostante il funerale fosse aperto a tutta la cittadinanza sono poche le persone arrivate in Duomo per le esequie dei sei anziani. Nella cattedrale a parte i parenti e le istituzioni,  erano presenti poche persone.
“No, non è vero. Tu non sei un niente che si perde nel nulla. No, non è vero. Tu non sei una solitudine desolata che è destinata a svanire senza che alcuno ne senta la mancanza” ha detto monsignor Delpini nell’omelia. “Anche se non hai nessuno della famiglia, anche se nessuno verrà alla tua tomba per deporre un fiore, tu non sei solo – ha aggiunto l’Arcivescovo – No, non è vero. Tu non sei una storia che nessuno ascolta, anche se il tuo racconto è talvolta un po’ confuso e tra i tuoi ricordi fatichi a ripescare un nome”. “No, non è vero. Tu non sei solo il fascicolo di una pratica che a un certo punto finisce in archivio, una patologia da associare a un medicinale, un posto letto occupato – ha detto ancora – No, non è vero che l’unica parola che abbiamo da dire sulla tua città e sulla tua vita è che sia una storia di desolata solitudine”.
L’Arcivescovo  nella sua omelia ha spiegato che “anche chi non ha nessuno, se non si ostina in un isolamento risentito, sperimenta una trama di rapporti, una sollecitudine che ho visto abituale nel personale dell’Rsa. Anche chi, come si dice, non ha nessuno, riconosce il sorriso di chi lo accudisce ogni giorno, del compagno della camera vicina con il quale chi sa come è cresciuta una intesa, quasi una amicizia”. “Anche chi, come si dice, non ha nessuno – ha concluso Delpini -, aspetta la messa della domenica e l’incontro festoso e un po’ confusionario che diventa il popolo di cui si rallegra Dio”.

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