Pandemia, quando a pagare sono i più piccoli

Presentato l' indice regionale maltrattamento all'Infanzia di Cesvi con un focus sull'impatto che la pandemia ha prodotto sulla sicurezza dei più piccoli.

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Oltre due anni di pandemia hanno lasciato cicatrici evidenti, e in alcuni casi indelebili, sul corpo ancora ferito del Paese. A pagare il tributo più alto sono stati come sempre i più vulnerabili, a cominciare da bambini e adolescenti. È preoccupante il quadro che emerge dall’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia curato da Fondazione Cesvi, che nell’edizione di quest’anno dedica un focus particolare all’impatto che la pandemia ha prodotto sulla sicurezza dei più piccoli.

 «La pandemia ha aumentato in modo drammatico tutti i fattori di rischio che sono alla base del maltrattamento all’infanzia, agendo in molti casi da detonatore in situazioni di disagio pregresso: povertà e disoccupazione, deterioramento della salute mentale, isolamento e contrazione delle relazioni sociali», spiega Gloria Zavatta, presidente della Fondazione.

Presentato  in occasione di un incontro online moderato da Cristina Parodi, ambasciatrice della Fondazione, con la partecipazione della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia – redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile – analizza la vulnerabilità dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti. Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi.
Frutto delle interviste condotte con operatori dei servizi sul territorio (sanità, scuola, giustizia), il focus La sicurezza dell’infanzia durante la pandemia Covid restituisce un’immagine allarmante sullo stato di salute, fisica e mentale, di giovani e giovanissimi. Il boom di accessi nei pronto soccorso per disturbi neuropsichiatrici è il segno più tangibile di un malessere diffuso. Basti pensare che solo nel primo anno di pandemia, la Società italiana di pediatria ha registrato un incremento degli ingressi di oltre l’80%. Ideazione suicidaria, depressione e disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia) le cause principali. Un deterioramento dello stato di salute, in particolare tra gli adolescenti, certificato dall’Istat: nel secondo anno di pandemia, l’indice di salute mentale cala decisamente nella fascia 14-19 anni mentre raddoppia il numero degli adolescenti che si dichiarano insoddisfatti.

Una tendenza confermata anche dall’aumento dei reati perpetrati su bambini e adolescenti durante la pandemia. Secondo i dati della polizia criminale, i maltrattamenti contro familiari e conviventi minori registrano un più 11% nel 2020[5]. Nel primo anno di lockdown crescono in modo esponenziale anche i reati di pedopornografia e adescamento online (+77%).

La Lombardia, preceduta da tutte le altre regioni del nord Italia, si posiziona al decimo posto dell’Indice, stabile dall’anno scorso e riporta i peggioramenti più significativi rispetto alla precedente edizione. A fronte di un basso livello dei fattori di rischio (6° posizione. 5° lo scorso anno), la Lombardia si posiziona occupa solo il 16° posto sul fronte dei servizi di prevenzione e contrasto, perdendo 4 posizioni rispetto all’anno scorso. I punteggi riportati mettono in evidenza una carenza di reattività da parte della regione la quale, non implementando il sistema dei servizi, rischia di distaccarsi sempre più dalle altre regioni del nord Italia e perdere posizioni. In particolare, la Lombardia rimane stabile dallo scorso nella capacità di cura (11° posto) e capacità di vivere una vita sicura (11° posto). Peggiora di due posizioni la capacità di vivere una vita sana (dal 12° al 14° posto), la capacità di accedere a conoscenza e sapere (dal 12° al 14° posto) e di una posizione la capacità di lavorare (dal 5° al 6° posto). Migliora invece di una posizione la capacità di accedere a risorse (dal 6° al 5° posto). La Lombardia si colloca quindi tra le regioni “stabili” che combinano situazioni ambientali favorevoli con sistemi di servizi invece inferiori alla media nazionale.

Cesvi chiede piano di interventi strutturale. Intervenire proattivamente per rinforzare la resilienza di persone e famiglie, curare e formare i curanti è quindi sempre più urgente, così come investire in un capitale sociale sempre più solidale e includente. In quest’ottica si potranno modificare in modo strutturale i comportamenti umani e promuovere politiche specifiche e mirate a cogliere le ricadute indirette sul maltrattamento all’infanzia.

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