Certo, oggi potremmo parlare dei contagi. Ma chi non lo fa? Siamo già abbastanza depressi. Potremmo parlare di Berlusconi candidato sindaco a Milano. Ma è fantapolitica, e sotto la Madonnina lo sanno tutti. Potremmo parlare dei medici di famiglia che gridano all’allarme Covid, dei farmacisti che gridano all’allarme Covid, del governo che grida all’allarme Covid, dei tecnici del Cts della Regione che gridano all’allarme Covid e chiedersi dove fossero, tutti quanti, questa estate. Magari ad assembrarsi in qualche spiaggia assolata? Chissà. Chissà perché la questione dei vaccini antiinfluenzali non è stata sollevata a marzo, quando si sarebbe dovuto, o ad aprile, o a maggio, o a giugno. Vabbè, quisquilie. Oggi parliamo di una cosa davvero importante. I monopattini e le biciclette. Durante la presentazione delle proprie idee per la città, gruppi di ascolto del centrosinistra, il vicesindaco Anna Scavuzzo, possibile prossima capolista del Partito Democratico, ha proposto di mandare in giro un bell’autocarro della Polizia Locale per spostare i monopattini. Praticamente arriva l’autocarro, carica i monopattini e le bici, e li sposta. Ora, non è per criticare l’autocarro, per carità, perché un autocarro mette sempre simpatia. Ma perché dovrebbe arrivare “l’autocarro” a spostare dei monopattini che possono essere messi qualche decina di metri più in là dalla solerte pattuglia dei vigili che segnala l’abuso nella sosta. Basta usare le braccia, sollevare la parte anteriore del monopattino, e trascinarlo per venti metri fin dove non dà fastidio. Idem per le biciclette. Invece no, immaginatevi la scena. Pattuglia dei vigili nota monopattino solitario abbandonato sul marciapiede. Allora chiama la centrale: “Allarme rosso, mandateci un autocarro”. L’autocarro interviene, carica il monopattino e lo scarica in un magazzino, da dove poi immaginiamo debba essere riposizionato in città. Se l’autocarro è a gasolio, abbiamo inquinato più per rimuovere i monopattini che a riaprire Area C (si fa per dire). Che peraltro ci sarebbe da dire anche una cosa: se non c’è un posto idoneo nell’arco di cinquanta metri per lasciare un monopattino, forse è un problema un po’ più grave che non può essere risolto con più educazione da parte degli utenti, che – comunque – dovrebbero essere più disciplinati.

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