E’ morto Ezio Bosso.  Direttore d’orchestra, compositore e pianista, Bosso era nato a Torino il 13 settembre 1971. Aveva 48 anni. Il Maestro conviveva  dal 2011 con una con una malattia neurodegenerativa che gli fu diagnosticata dopo l’intervento per un tumore al cervello.

Le nostre strade  si erano incrociate la prima volta lo scorso anno quando venne a trovarci in radio. Era il 25 marzo 2019 quando parlamo di tutto: del suo amato Beethoven, dei Mods, del suo rapporto con Milano. Rimasi colpito dalla sua sensibilità che era, nello stesso tempo profondità di pensiero. Nel mio lavoro in questi 40 anni ho incontrato decine di artisti, personaggi pubblici, esponenti della cultura, ministri e leader politici. Raramente mi è capitato di trovare una persona con tanto carisma, i grandi artisti li riconosci dalle loro opere ma i grandi artisti che sono anche grandi persone le riconosci per il pathos che trasmettono per quello strano rapporto che si crea tra individui. Con Ezio si era creato un legame che non riesco a descrivere, una cosa rara nel mio lavoro. Forse avevamo percorsi simili, amavamo le stesse cose compreso il modo di affrontare la vita. Di fronte alla sua forza sentivo l’urgenza di guardare alla vita ancora con maggior slancio, non potevo con lui parlare dei miei guai di salute (sarei sembrato inopportuno), quei guai che mi hanno rafforzato e che mi hanno cambiato più di quando potessi immaginare.  Ci siamo rivisti lo scorso gennaio in occasione delle prove libere al Conservatorio di Milano, era un freddo sabato pomeriggio di sole quando ci siamo rivisti per una veloce intervista nel cortile interno del “Verdi”. Abbiamo ripreso il discorso dove l’avevamo lasciato come fosse la cosa più naturale. In quella occasione ho avuto modo di apprezzare come il suo pubblico eterogeneo lo seguisse con una stima che raramente ho incontrato in altre situazioni. Ezio Bosso mi ha insegnato ad amare la musica classica, mi ha aiutato ad avere un approccio più “umanista” meno religioso, laico. Gli sarò per sempre riconoscente. Nel mio cuore era un amico tanto che le emozioni in questo momento stanno prendendo il sopravvento. Addio maestro, ogni volta che ascolterò Beethoven, Joe Jackson o i Jam penserò a te.

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati