Terrorismo, arresti Como: padre in carcere e figlio in Siria (foto)

840
I due egiziani di 51 e 23 anni, padre e figlio, per cui e' stata emessa l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per terrorismo

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione con finalità di terrorismo nei confronti di due egiziani di 51 e 23 anni, padre e figlio, residenti in provincia di Como, è frutto di una indagine condotta in sinergia ed è un segnale della forte attenzione con cui si guarda ai pericoli legati al terrorismo. I due sono residenti a Fenegrò (CO), il padre è stato trovato nel paese in cui abita, il figlio è latitante al momento, risulta attualmente in Siria a combattere. Sia il padre che la madre sono radicalizzati, il padre ha combattuto in Bosnia in passato e ha radicalizzato il figlio spingendo perché si impegnasse per la causa. Le indagini sono state svolte anche attraverso una microspia nella abitazione della famiglia. La madre, marocchina 45enne, supportava il marito mentre l’altro figlio della coppia era giudicato “un cane”, una pecora nera, perché non radicalizzato e integrato in compagnie italiane.

L’egiziano 23enne, Sayed, in un’immagine che lo ritrae in divisa da combattimento

L’arresto è nato da un passo falso del padre che si è rivolto alla Digos di Como dicendo che alcuni filmati del figlio maggiore impegnato in Siria potessero danneggiare il figlio minore, non radicalizzato. Mentre le indagini erano in corso, il padre è poi tornato presso la Digos raccontando che il figlio era stato assunto come interprete per l’italiano, Fabrizio Pozzobon, di Castelfranco Veneto. Da intercettazioni ambientali è emerso che il padre era andato apposta dalla Digos per salvarsi. Il giovane era arruolato in un gruppo che si rifá alla scuola di pensiero di Al Qaeda, era partito nel 2014, verso la Turchia per poi raggiungere la Siria dove tuttora si troverebbe. Nella famiglia c’è anche una sorella nata a Como, di 21 anni, che non sarebbe coinvolta: conduce una vita normale, lavora e non ha alcun legame con soggetti radicalizzati. Nelle indagini sono state intercettate molte chiamate tra padre e figlio, contenuti di guerra di alternavano a dialoghi su temi quotidiani. Il quadro che emerge è di forte compattezza, tra genitori e figlio, mentre il figlio minore non radicalizzato era totalmente escluso. (omnimilano)

Print Friendly, PDF & Email