Dal primo gennaio al 30 novembre in Lombardia sono stati venduti oltre 18.500.000 voucher. Dato di per sé impressionante e destinato a superare la soglia dei 20 milioni se si considera anche l’ultima parte dell’anno solare 2015. Commenta così Daniele Gazzoli, della segreteria della Cgil Lombardia, quanto emerge dai dati forniti dall’Inps sull’osservatorio sul precariato. Se infatti si scorporano i dati su base regionale, prosegue il sindacalista, si evince che in Lombardia la crescita di questo “strumento” è sconvolgente: si è passati dai poco meno di 6 milioni utilizzati nel 2013 agli oltre 10 milioni del 2014 (con un incremento del 74%) per arrivare, appunto, ai dati del 2015. Va ricordato che l’istituto esiste dal 2008, ma che nel corso degli anni varie leggi (tra cui anche il jobs act), ne hanno incrementato fortemente la possibilità di utilizzo. Nati come “utile” forma di contrasto al lavoro nero, in particolare in determinati settori quali il lavoro domestico e l’agricoltura, oggi hanno assunto caratteristiche ed utilizzo completamente diversi. Vengono infatti utilizzati in modo “improprio” in numerosi settori, (turismo e commercio su tutti) con l’obiettivo di mascherare un lavoro “completamente in nero” e diventano molto spesso elemento di dumping salariale nei confronti dei lavoratori. Va infatti ricordato che questo tipo di accordo diretto tra imprenditore e lavoratore elude qualsiasi tipo di norma contrattuale e di tutela del lavoratore, quale ad esempio l’indennità di malattia, di maternità o qualsiasi forma di sostegno al reddito. Sulla base di tutto ciò si può tranquillamente affermare – sottolinea il segretario della Cgil Lombardia – che questa è la nuova frontiera del precariato, e che il voucher rischia di diventare una sorta di “infimo” salario minimo non contrattato e di minare la tenuta dei contratti nazionali.
Immaginando che il fenomeno sopra descritto continuerà il suo trend di crescita, serve che tutte le istituzioni e le parti sociali facciano la loro parte con interventi concreti. Per questo chiediamo al governo di incrementare i controlli e di intensificare le verifiche rispetto alle anomalie che oggi si registrano, valutando anche interventi di carattere normativo che possano riportare l’utilizzo dei voucher alla scopo originario. A Regione Lombardia chiediamo invece di essere promotrice, coinvolgendo le parti sociali, di un tavolo di monitoraggio a livello regionale in grado di contrastare anche nella nostra regione, il dilagare incontrollato e improprio di questo istituto. Crediamo infine – conclude Gazzoli – che anche alla luce di questi dati, assume ancor più rilevanza e diventa indifferibile ragionare sulla proposta messa in campo dalla Cgil. La “Carta dei diritti universali del lavoro” si pone infatti l’obiettivo di contrastare anche queste nuove forme di precariato, per fare in modo che tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori possano trovare protezione sotto “l’ombrello” dei diritti universali del lavoro.

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