Ridateci i compiti in classe (a casa)

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Di Fabio Massa

Temi da pranzo di Pasqua o di Pasquetta, tra amici o tra parenti: il tempo, un po’ di politica, sicuramente la scuola dei figli. Ecco, a questo proposito, pensavo di essere l’unico a incavolarmi ogni volta che arriva il voto per un compito in classe dei due pargoli. Perché arriva il voto, intendiamoci, sul registro elettronico, ma non il compito in classe. Cioè, fisicamente, la verifica o il tema non vengono mai riconsegnati. E così, uno non capisce se l’errore commesso dal figlio è forse causa di poca preparazione, o di una disattenzione, o di insicurezze. Se è vero che la scuola deve formare, e il genitore deve educare, sapere se il pargolo ha bisogno di essere rassicurato perché ha insicurezze, oppure stimolato perché ha pigrizie, è compito proprio del genitore. E invece no: oggi non si può sapere nulla. Si sa il voto in tempo reale, ma il compito in classe a casa non arriva. Se lo si vuole guardare, bisogna andare a colloquio dall’insegnante. Per chi lavora, non esattamente la cosa più pratica del mondo. Se non fosse una locuzione usata per fini politici da un certo generale, potremmo dire che è il mondo all’inverso. Invece di migliorare peggioriamo. Sicuramente per colpa anche di alcuni genitori, che quando avevano il compito in classe per le mani, invece di pensare a che cosa avevano sbagliato i figli cercavano le falle del professore. Ma tanti altri invece usavano quel mezzo come strumento educativo. Peccato

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