La necessità del Pd Milano di ripensare se stesso, prima che venga giù tutto.

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Di Fabio Massa

C’è chi lo scrive e chi lo dice. E poi c’è chi lo nega. Il Pd Milano ha un grosso problema con la vicenda di Israele e della Palestina. Formalmente tutti – quasi tutti, salvo qualche eccezione – dicono le cose giuste. Dicono che quelli di Hamas sono terroristi e canaglie, dicono che il premier israeliano che non voglio neppure nominare è un criminale. Insomma, sono tutti formalmente equidistanti. Specialmente negli organi dirigenti, che hanno sempre tenuto una linea chiara. L’unico “sintomo” di un distinguo inaccettabile è quella parola, “genocidio”, ovvero sterminio di un popolo, con la quale viene accusato Israele. Si può dire quel che si vuole, ma quella parola non è solo un lemma, nove lettere. E’ l’accusa a Israele di essere nazista. Perché il nazismo si è sublimato nel genocidio degli ebrei. Non c’è nazismo senza genocidio, non c’è Shoah senza genocidio. La stessa parola genocidio è stata creata da un avvocato ebreo per descrivere quello che stavano facendo i nazisti. Dunque, dire che Israele sta scientificamente attuando una politica di genocidio, e dunque di sterminio di un popolo – quello palestinese – vuol dire equiparare la politica di oggi di Israele (criticabile, e pure deprecabile per certi versi) a quella di Hitler. C’è poco da fare, è proprio così. Ma malgrado questo ragionamento, che è lampante, tutta una serie di esponenti della sinistra milanese, e anche del Pd, usano il termine genocidio. L’addio del consigliere Daniele Nahum ai Dem, lungi dal suscitare un dibattito interno, è stato accolto nel silenzio e pure bollato come un semplice cambio di casacca. “Ecco, se ne va in Azione”, e via un’alzata di spalle da parte dei vertici nazionali. L’addio di Cenati da ANPI – vero baluardo di indipendenza e moderazione – è stato archiviato senza grossi patemi. Insisto su quanto ho scritto e detto molte volte: a Milano il centrosinistra sta cambiando, la Palestina molto più di tante altre cose ha cambiato tutto. L’urbanistica, e gli esposti, e le denunce, e le critiche esplicite e implicite al sindaco, stanno cambiando tutto. Prima si apre una fase di riflessione meglio è. Dopo, può solo venir giù tutto.

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