La voce del padrone

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Di Fabio Massa

Prima scenetta. C’è un comico, Beppe Grillo, che ammette lucidamente di aver fatto del male all’Italia. E poi, tranquillamente, spara senza contraddittorio contro l’avvocato che difende la ragazza presunta vittima dello stupro di suo figlio Ciro. Una roba che avrebbe causato un pandemonio sui giornali se l’avesse fatto uno di destra. O meglio, uno di destra qualcosa del genere, ma molto meno, l’ha pure fatta. Molto molto meno. E’ stato Ignazio La Russa, che ha fatto una dichiarazione sul figlio. Apriti cielo! Non si è parlato d’altro per una settimana. Seconda scenetta. C’è Carlo Calenda, che va in una trasmissione televisiva che non ricordo. La verità è che ho visto lo spezzone su TikTok, sul suo profilo. Calenda ne spara di ogni sugli Elkann e su Repubblica. Dice che Elkann ha fatto maxidividendi dopo aver chiesto i soldi allo Stato (si parla di miliardi), e nessuno ha detto niente. Dice che stanno chiudendo la Magneti Marelli e la sinistra non fiata, che stanno deindustrializzando in Italia e nessuno fa niente. Ma non ce l’ha con la destra. Eh no, ce l’ha con Repubblica e la Stampa. Dice, chiaro e tondo, che Elkann si è comprato i due giornali e che da allora la sinistra non si occupa più delle grandi problematiche legate al comparto in cui opera Elkann. La conclusione delle due scenette è semplice. Pensavate che la stampa fosse libera. E invece non lo è. Non lo è perché il giornale non è al servizio dei cittadini, né degli elettori. Tanto più che i cittadini non sono neanche più acquirenti del giornale, visto che vogliono tutto gratis. Ma qualcuno deve pagare. E se uno paga, lo fa per una ragione ben precisa. Poi non ci si deve stupire che ci siano due pesi e due misure.

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