Che cosa ci insegna il caso di Lecco

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Di Fabio Massa

C’è stato un caso a Lecco che mi disturba molto perché è il sunto di tutto quello che non funziona in Italia. Il succo della storia è questo. In ospedale si presentano in quattro per essere operate. Ma c’è solo un posto letto, perché la struttura è in overbooking. Si presenta alle quattro il primario di Ginecologia che deve eseguire l’intervento. Spiega che non c’è posto per tutti, anzi, che c’è posto per una sola persona. Dice anche che la persona indicata sarebbe stata una 51enne perché ammalata di tumore, dunque con la patologia più grave. Dopodiché ha detto letteralmente alle pazienti, che ovviamente già iniziavano a scaldarsi, di risolversela tra di loro, che lui avrebbe operato chi decidevano loro. Ma c’è di più. Perché invece di finire sotto i ferri la 51enne, la più grave, ci è finita l’80enne, che – secondo le cronache dei giornali – ha protestato talmente tanto da far sì che la giovane le cedesse il posto. Ecco, in questa storia c’è tutto. C’è il sovraffollamento dei nostri ospedali. C’è l’attitudine di chi dovrebbe decidere a far decidere gli altri. Ma come si fa a dire ai pazienti “sbrigatevela”? C’è – e questa è la cosa più incredibile – l’egoismo del più anziano (se la ricostruzione è corretta) anche quando è il più giovane a stare male. Quest’ultima cosa mi fa venire in mente un racconto di guerra non ricordo di chi, che spiegava come le famiglie che fossero costrette a passare su un campo minato si regolavano così: davanti stavano i nonni, dietro gli uomini, e infine le madri e i bambini. Una legge crudele, ma anche tanto umana, su cui riflettere.

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