di Fabio Massa

Ieri sera tutti siamo sobbalzati sui nostri divani. Oddio sta scoppiando la terza guerra mondiale, quel pazzo di Putin ha lanciato i missili in Polonia. E ci può stare eh, perché quello sicuramente è pazzo. Ma che dei missili che erano stati sparati contro l’Ucraina prendano un’altra via e arrivino ad ammazzare due persone in Polonia, beh, questa cosa è decisamente più grave. E infatti, immediatamente, gli Stati Uniti reagiscono: chi tocca un paese Nato tocca tutta l’alleanza atlantica. E le norme sono chiarissime: intervento immediato. Il che vorrebbe dire, spiegato semplice semplice: tutto il mondo occidentale contro la Russia, che però non se ne starebbe con le mani in mano e insomma, per farla breve, un tutti contro tutti che manco durante le partite di risiko. Il problema è che qui i carri armati non sono di plastichina e la gente muore sul serio. Andiamo a letto angosciati, insomma. Poi però ci risvegliamo, la mattina dopo, e scopriamo che secondo gli Stati Uniti, che di certo non stanno dalla parte di Putin – anche se grazie alle pazzie dello zar ci stanno vendendo vagonate di gas a carissimo prezzo – comunque gli Stati Uniti dicono – udite udite! – che i missili non erano russi, ma ucraini. Certo, c’è una indagine da fare, ma questa cosa che i missili cadono qui e là, in modo un po’ azzardato, mi fa pensare. Mi ricorda in particolare quel missile che cade su una scuola, in Ucraina. Non esplode. Si incastra nella terra e i fotografi lo immortalano e soprattutto ne immortalano la scritta: “Per i bambini”, ovviamente in russo. Cercando di far passare che i russi avevano sparato un missile dritto su una scuola, che questo era precipitato e che la scritta in bella vista stava là, a dimostrare che i russi sono matti e pure carnefici. Ora, che Putin sia matto e pure carnefice lo sappiamo già, non c’è bisogno di forzare la mano e prenderci per cretini. Forse l’unica cosa da dire è che per uscire dalla guerra, oltre alla diplomazia, ci vuole un po’ di verità, perché la verità – ben più delle armi – rende liberi.

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati