Non paura, sia ben chiaro. Ma il timore. Il timore è una cosa giusta. Timore della legge, timore di fare brutta figura, timore di infangare il proprio nome. Sono tutte cose buone e giuste. Il timore tiene a bada l’istinto primario di spaccare tutto, di picchiare, di essere – nella fattispecie – degli animali. Pensateci: non avreste voglia di rompere tutto quando dovete farvi un’ora di coda in posta? O quando all’ospedale siete alla quinta ora di attesa? O quando state per prendere una multa epocale perché vi fermano con un po’ di alcol in più nella pancia? Certo che sì. E’ umano. Ma è altrettanto umano, e civile, che se c’è un carabiniere che ti spaletta e tu hai la coscienza sporca affronti la multa e la sanzione. Non che lo investi e lo ammazzi. Perché temi di finire in carcere, perché temi di essere svergognato a vita. Invece a Bergamo è successo questo. E oggi è anche successo che al Fatebenefratelli padre e figlio hanno picchiato un infermiere dopo 12 ore di attesa per una visita. E l’altro giorno è stato pestato un autista. Piccoli grandi segni di barbarie. A volte ci scappa il morto, e tutti piangono. Intanto però il timore non c’è più, perché la legge non fa più paura. Perché la legge colpisce chi la rispetta e la conosce. Non chi se ne fotte, allegramente.

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