La Lombardia si prepara alla notte di Sant’Antonio. Quest’anno saranno oltre 30 i falò accesi nelle notti tra il 16 e il 19 gennaio per festeggiare il patrono degli agricoltori e Santo Protettore degli animali domestici. È quanto emerge da una prima rilevazione di Coldiretti Lombardia sugli eventi già in programma sul territorio. Nella tradizione popolare – spiega la Coldiretti regionale – l’appuntamento con i falò invernali simboleggia l’attesa del mondo agricolo per il risveglio della natura e per la stagione primaverile. Decine di cataste di legna verranno date alle fiamme nelle province di Milano, Varese e Monza Brianza, ma sono previste “notti di fuoco” anche nel Pavese, nel Mantovano e nella Bergamasca. In Brianza, nel Varesotto e nel Comasco, invece, l’ultimo giovedì di gennaio si festeggerà la Gubiana bruciando un fantoccio di paglia vestito di stracci (la Gubiana, o Giöbia).

Oltre ai falò, un’altra usanza della Festa di Sant’Antonio è la benedizione degli animali, sia da lavoro che da compagnia. A Casorate Primo, in provincia di Pavia, gli animali saranno benedetti nel pomeriggio di domenica 17 gennaio, prima dell’accensione del rogo. Mentre il prossimo sabato 16 gennaio a Quistello in provincia di Mantova si svolgerà il convegno “Il culto di Sant’Antonio nella tradizione popolare” (al cinema-teatro Lux in via IV Novembre 6, ore 10) a cui parteciperanno il presidente di Coldiretti Mantova Paolo Carra e Sara Paraluppi della Confederazione Nazionale Coldiretti.

Un altro appuntamento importante per Sant’Antonio è a Varese, dove la ricorrenza si festeggerà sabato 16 gennaio accendendo un grande rogo in piazza della Motta, un evento che ad ogni edizione richiama circa duemila persone. Nelle stesse ore la tradizionale festa contadina si celebrerà anche a Milano, al parco Lambro in via Casoria, mentre nel parco pubblico Boscoincittà di via Novara una grande catasta di legno sarà incendiata lunedì 18 gennaio. Diversi anche gli appuntamenti nei Comuni dell’hinterland milanese, da Cologno Monzese a Sedriano.

L’usanza di accendere grandi fuochi nel giorno di Sant’Antonio – spiega Coldiretti Lombardia – viene dalla tradizione del Santo guaritore dell’omonima malattia cutanea caratterizzata da bruciore e arrossamento nota con il nome di “Fuoco di Sant’Antonio”, che in passato veniva curata con il grasso del maiale, animale spesso rappresentato accanto al Santo. In provincia di Cremona, la tradizione del falò è legata ai “giorni della merla”, i tre più freddi dell’anno che secondo la tradizione si collocano tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Anche in questo caso diverse aziende agricole (tra cui alcune fattorie didattiche, ma anche l’agri-nido di Cremona) rinnoveranno anche quest’anno l’usanza dei canti intorno al fuoco. In Lombardia – conclude la Coldiretti regionale – i fuochi all’aperto sono permessi se fanno parte di tradizioni popolari e religiose, solo dopo autorizzazione del Sindaco e sempre assicurando la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente.

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