Oggi Massimo Gramellini, sul Corriere della Sera, attacca Matteo Salvini (come se fosse una novità!) perché, durante i festeggiamenti per la vittoria dello scudetto da parte del Milan, avrebbe intonato cori che mandavano a stendere gli interisti. Uno sfottò consentito, secondo Gramellini, alla gente normale, ma non a un politico. Perché un politico – sempre secondo l’opinionista – deve essere migliore. Quindi, niente sfottò ai rivali. Anche se è un supertifoso come Salvini, che da sempre professa la propria fede calcistica separandola nettamente da quella partitica.

A Salvini non è concesso il diritto di gioire per lo scudetto

Ora, va bene la lotta politica, e va bene che di Salvini bisogna scrivere male sempre e comunque, esattamente come bisognava scrivere male sempre e comunque di Berlusconi un tempo, pena il non far parte del consesso di intellettuali dissidenti nella forma ma assai conformisti nella sostanza, ma potremmo almeno salvaguardare il diritto a gioire per lo scudetto della propria squadra di calcio? Invece no, a Salvini non è concesso neppure questo.

 

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Gramellini e le regole da Partito Comunista Cinese

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