C’era una volta il c’era una volta.

Sono ormai anni che la rubrica Pinocchio parte così, ma francamente mi è venuto a noia questo attacco.

Perché quello che racconto, giorno dopo giorno, è attualità.

E’ roba che mi fa arrabbiare, che vivo emotivamente. Quindi basta “c’era una volta”. C’è, oggi, un grande scandalo. Anzi, una serie di scandali che si consumano alla luce del sole nella iper celebrata Milano. Quella che fa esibire Jovanotti, che progetta un nuovo stadio con le guglie o senza guglie, che ospita la settimana della moda insieme ai premi FIFA. Un po’ troppo, ma in fondo meglio tanto che poco e io sono un ottimista. Ma è la stessa Milano dove in Stazione centrale ci sono quelli che spacciano. Dove – come ha rivelato Repubblica e ampiamente dibattuto su Radiolombardia – c’è la selezione modello caporalato per i rider. E dove, in piazza Duomo, si legge oggi che i migranti guidano i risciò a tre euro l’ora. Altro che capitale del fashion e dell’accoglienza. Roba da caste indiane all’ombra della Madonnina. La verità è che dobbiamo sforzarci di più. Molto di più. Se una donna si butta di sotto in pieno centro, come è successo ieri, non è solo un caso isolato. E’ il sintomo di un malessere profondo. Se è rinata l’eroina e c’è un intero bosco dove si spaccia e si consuma, un bosco che si muove di qui e di là, quasi fosse un sistema incomprimibile, una sorta di camera d’aria che se pressata dalle forze dell’ordine non fa altro che trasferirsi, allora vuol dire che stiamo sbagliando qualcosa. E stiamo sbagliando qualcosa proprio con i più deboli, i più fragili. Smettendola con l’onanismo esasperato, forse vedremo la luce e smetteremo di essere ciechi di fronte ai problemi.

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