DEFTONES, il live report della data di Sesto San Giovanni

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Di Andrea Levati

Tutto esaurito lo scorso 17 giugno al Kozel Carroponte di Sesto San Giovanni per l’unica data italiana del tour europeo dei Deftones, accompagnati da High Vis e Knocked Loose, con il numero di spettatori che si attesta sui 12000. Numeri pazzeschi, soprattutto considerando che, in occasione del tour di “Gore” (penultima release in ordine cronologico), la band californiana si era esibita nell’assai meno capiente Live Club di Trezzo sull’Adda e che, dalla loro ultima apparizione nel Bel Paese, sono passati tre anni, dunque un lasso di tempo non particolarmente lungo; numeri che, inoltre, certificano definitivamente l’ascesa dei Nostri tra i grandi nomi del panorama metal mondiale. Il pubblico, pur essendo piuttosto eterogeneo, è composto prevalentemente dalle generazioni Y e Z e, se una folta presenza di millenial – come il sottoscritto – era da darsi praticamente per scontata, a stupire è l’affluenza così massiccia di un pubblico più giovane. Scoprirò solo in seguito che alcuni brani dei Deftones sono stati utilizzati per dei reel divenuti virali su TikTok, facendone esplodere la popolarità tra i cosiddetti zoomer, ma questo è un altro discorso.

Il quintetto di Sacramento è atteso sul palco per le 20.45, ma intorno alle 20.30 i Knocked Loose si stanno ancora esibendo, appare dunque chiaro che l’orario d’inizio è destinato a slittare. Ne approfittiamo per dissetarci e scopriamo con piacere che è presente un’app saltafila, tramite la quale è possibile pagare tramite smartphone, evitando la coda in cassa e dimezzando i tempi di attesa per il beverage. Siamo quindi pronti per prendere posto nel parterre regolare, al di fuori del pit ed è qui che iniziano le note dolenti: la scelta di transennare le prime file in un’area concerti molto lunga e stretta come quella del Carroponte, appare da subito infelice, anche e soprattutto a causa della presenza di un’enorme impalcatura, adibita a zona mixer e proiezioni, che si staglia poco dietro le prime file al di fuori delle transenne, ostruendo, di fatto, la visuale a più di metà del pubblico. Vista la situazione, il desiderio sarebbe quello di spostarci più avanti, quel tanto che basta per riuscire almeno a vedere il palco, ma ci rendiamo subito conto che, con una tale densità di pubblico, è impensabile; facciamo quindi pace con l’idea di vedere il concerto attraverso i maxischermi e ne attendiamo pazientemente l’inizio.

Alle 21.15 i Deftones fanno il loro ingresso sul palco. La formazione è quella che, ormai da qualche anno, calca i palchi europei, con Fred Sablan ormai in pianta stabile nella band dopo l’allontanamento dell’ex bassista Sergio Vega nel 2022 e Lance Jackman a fare le veci del chitarrista Stephen Carpenter, il quale, come noto, ha deciso da qualche tempo di non prendere più parte ai tour al di fuori degli Stati Uniti. A completare la line up i tre membri storici Frank Delgado (tastiere, campionatore, giradischi), Abe Cunningham (batteria) e, ovviamente, l’iconico frontman Chino Moreno.

Il set si apre con “Be Quiet and Drive” e un pubblico carico a molla, nonostate i volumi appaiano da subito troppo bassi, almeno nella nostra zona; infatti è presente un solo line array, montato dietro la torre del mixer, a servire praticamente due terzi di pubblico. La scaletta si snoda tra le migliori hit del quintetto californiano: dal nu metal crudo degli esordi con “My Own Summer” e “Around The Fur” allo stile alternative/post metal con forti influenze shoegaze, che ha contraddistinto le uscite discografiche più recenti (“Diamond Eyes”, “Swerve City” e “Sextape” tra le altre), passando per vari estratti dall’acclamatissimo “White Pony”, come “Feiticeira” e “Digital Bath”. Il tutto coadiuvato da un massiccio uso di proiezioni e di effetti visual che si alternano e si mischiano a riprese live sui megaschermi, creando un effetto onirico che si sposa a meraviglia con le atmosfere shoegaze sopracitate. La situazione dei suoni, purtroppo, non accenna a migliorare (probabilmente anche a causa della vicinanza delle abitazioni alla location) tanto che gli spettatori dietro la torre mixer, a un certo punto, iniziano a chiedere in coro “Volume!”, senza però essere accontentati; ed è un vero peccato, perché la performance della band, al netto di una serata a mio avviso non fortunatissima (ma comunque assolutamente decorosa, intendiamoci) di Chino, è di altissimo livello, ma non ci sono le condizioni per goderne appieno. Senza troppe chiacchiere da parte del frontman, ci si avvicina alla fine del set con la potentissima “Headup”, seguita dalla carica atmosferica di “Rosemary” e “Hole in the Earth” per poi passare a quella che è senza dubbio la hit numero uno della band di Sacramento, ovvero “Change”. C’è spazio anche per il riffone cadenzato di “Genesis” (unico estratto dall’ultimo album “Ohms”) prima della tripletta di cosiddetti encore composta da “Minerva”, “Bored” e “7 Words”. Si conclude così un set che potremmo definire come una sorta manifesto della discografia dei Deftones, in cui “Gore” risulta l’unico album escluso dalla scaletta e con “Around the Fur” e “Diamond Eyes” come album più rappresentati.

Ci siamo trovati di fronte a una band che negli anni ha consolidato il suo status di icona e che dal vivo ha sempre un tiro invidiabile, purtroppo, però, le problematiche relative al contesto influiscono inevitabilmente in maniera negativa sul giudizio globale del concerto. Sono piuttosto convinto che chi ha avuto la fortuna di stare nel pit (o almeno davanti alla torre del mixer) sia andato a casa col sorriso stampato in faccia e un’esperienza da ricordare, noi, invece ce ne siamo andati con l’amaro in bocca.

Setlist completa:

– Be Quiet and Drive (Far Away)

– My Own Summer (Shove It)

– Diamond Eyes

– Tempest

– Swerve City

– Feiticeira

– Digital Bath

– You’ve Seen the Butcher

– Rocket Skates

– Sextape

– Around the Fur

– Headup

– Rosemary

– Hole in the Earth

– Change (In the House of Flies)

– Genesis

– Minerva

– Bored

– 7 Words

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