L’uovo di Emmanuel Conte

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Di Fabio Massa

Come il suo maestro, Carlo Tognoli. Finalmente qualcuno a Milano agisce politicamente non in un’ottica meramente cittadina, ma ragionando su un’area più vasta, quella metropolitana. E quindi, oggi, faccio qui l’elogio pubblico di Emmanuel Conte. Che segue il suo maestro Tognoli, che tra i primi concepì la teoria della “grande città”, ovvero di una strategia urbanistica e sociale che prendeva atto che la realtà di Milano è quella di una città non di un milione e 400mila abitanti, ma di quasi 3 milioni. Il paradosso – e poi andremo a dire che cosa ha fatto Conte per meritarsi elogi così sperticati – è che Emmanuel Conte è un politico di serie A, con deleghe molto tecniche: il bilancio e il demanio. In passato erano deleghe per ragionieri, e invece oggi finiscono a chi ha visione. Conte è un politico senza neppure un partito di appartenenza. Eletto con la lista Sala, con un sistema valoriale di sinistra ma moderatissimo, non appartiene a un gruppo strutturato. Detto questo, veniamo al punto: Conte ha fatto una cosa che parrebbe l’uovo di Colombo. Visto che il Comune di Milano possiede territori inutilizzati anche in altri Comuni della cintura, ha messo in piedi una serie di accordi con le amministrazioni locali per usare queste aree per ridurre la pressione abitativa. E’ una azione che dimostra varie cose. La prima è che i Comuni della Provincia sono pronti a collaborare con Milano, e che è Milano che ha progressivamente tarato il suo modello su una torre d’avorio. La seconda è che le cose basta volerle, ma per volerle bisogna capirle. Del resto la frase di Cristoforo Colombo è la cosa più bella della storia dell’uovo: “La differenza è, signori miei, che voi avreste potuto farlo, io invece l’ho fatto”.

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