Milano, Italia.

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Di Fabio Massa

Ieri sono stato chiamato a moderare un appuntamento della due giorni organizzata dagli assessori Cappello e Conte. Una riflessione sui temi delle città, con le altre città d’Italia. All’introduzione del mio panel, il sindaco ha parlato della consapevolezza di dover cambiare e ritracciare la propria rotta continuamente, visto che le innovazioni stanno sempre e comunque in capo alle città. Quello che si chiede alle città è di programmare di più, non solo di tenere in ordine, che pure è la loro funzione primaria. Mi ha colpito molto, ascoltando gli assessori e i vicesindaci di Torino, Napoli e Roma, oltre che la città metropolitana di Milano, il fatto che noi – da buoni provinciali – ci riteniamo il centro d’Italia. Riteniamo, a torto, di essere davanti in tutti i campi. E invece no. Niente affatto. Ad ascoltare Pier Paolo Baretta di Napoli, si capisce che c’è una città, in pre dissesto, che comunque programma e sogna, in grande. Ad ascoltare Monica Lucarelli di Roma, si capisce che la Capitale si prepara ad essere protagonista: non solo turismo, ma valorizzazione dei distretti, nuovo impulso al sistema universitario e alle startup. Poi Torino: in difficoltà per l’addio del sistema automotive, ma con i conti in ordine e prospettive, come espresso dalla vicesindaco Michela Favaro. Tutti precisano: Milano è davanti in quella che non è una gara. Intanto però corrono, loro. E Milano? Rappresentata da Conte e Cappello, che nella giunta hanno un ruolo propulsivo e meritorio, corre il rischio che specchiandosi finisca per affogarsi nella pozzanghera, come Narciso. Ad esempio non capendo che solo valorizzando la città metropolitana, rappresentata da Francesco Vassallo, potrà ridurre la pressione economica del costo della casa. Detto questo, la parte propositiva non può arrivare solo dall’amministrazione, che – appunto – dovrebbe amministrare. La parte propositiva dovrebbe arrivare dai partiti, che sembrano più impegnati a farsi la guerra sulla Palestina e Israele, sul sessismo tra consiglieri e altre cose del genere. Dediti all’emergenza dell’ultimo post e mai al sogno di una Milano che non smetta di pensare di poter guidare le città italiane.

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