“Damè. Non si fa”, la storia di Mirì tra Italia e Giappone

Il romanzo di esordio della scrittrice italogiapponese Noemi Abe racconta la storia di Mirì Saito, papà giapponese e mamma italiana. Un romanzo di formazione femminile sensuale e irriverente, che indaga la ricerca d’identità, culturale e personale.

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La scrittrice italogiapponese Noemi Abe presenta “Damè. Non si fa”, (ed. Bompiani) romanzo di formazione femminile sensuale e irriverente, ambientato tra l’Italia e il Giappone, che indaga in modo amaro eppure romantico, la ricerca d’identità, culturale e personale.

Il romanzo racconta la storia di Mirì Saito: suo padre è giapponese ma i suoi genitori si sono separati presto e lei è cresciuta a Roma con la madre italiana. Quando da adolescente comincia a trascorrere lunghe vacanze a Tokyo dalla famiglia paterna, una delle prime parole che impara è damè, “non si fa”. Sono molte le cose che una ragazza perbene non deve fare, come sedersi a gambe incrociate oppure fissare una persona negli occhi. Per Mirì il rovescio della realtà giapponese è quella romana che a ogni passo la seduce e al tempo stesso la fa sentire straniera. E nel galleggiare tra due culture e due mondi, non ha raggiunto nessuno degli obiettivi più ovvi: l’amore, la carriera, i figli.

Noemi Abe, attingendo anche alla sua esperienza personale, racconta la storia di una donna in equilibrio sul bordo tagliente della morale, del sesso, del desiderio in cerca di un’identità tutta sua, in cui nessuno possa mai dire damè, non si fa.

Ascolta l’intervista a Noemi Abe 

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