In Italia la privacy non esiste

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Di Fabio Massa

La notizia di oggi è che il Fatto Quotidiano ha scoperto che con un servizio online si possono avere i cellulari delle più alte cariche dello Stato. Inquietante? Sì, ma niente di nuovo. La verità è che nel nostro Paese la privacy semplicemente non esiste. A partire dagli atti processuali, pure quelli coperti da segreto investigativo, che escono sotto forma di pdf da più o meno qualunque procura d’Italia, con tanto di indirizzi, cellulari, residenze, oltre a particolari scottanti, inutili e infamanti. Girano dai giornalisti e poi su su, da uno all’altro, con catene whatsapp infinite. Altro che leggi bavaglio. Per non parlare del fatto che assolutamente legalmente (basta pagare!) si possono avere informazioni sulle società, sui protesti, su chi possiede quale immobile e quanto l’ha pagato, sugli atti di rogito. E tutto questo senza neppure conoscere un amico poliziotto: in quel caso si apre un mondo perché sono centinaia di migliaia quelli che hanno accesso alle banche dati riservate. Privacy? Ma in quale cinema comico? Qualche anno fa addirittura misero online tutti i redditi di tutti i cittadini. Ricordo che ci fu un gran scalpore perché si scoprì che nei paesini del milanese i più ricchi erano i medici di base. Mica i sindaci e i consiglieri. In Italia la privacy non esiste, e non esisterà mai perché l’assenza di privacy consente la sopravvivenza della repubblica del ricatto, dove tutti sono sotto schiaffo di tutti perché nessuno di noi è immacolato, nessuno di noi è un santo, ognuno ha il suo lato oscuro che vuole che rimanga in ombra. Tutto il resto è ipocrisia, e io ritengo pericolosissimi proprio quelli che pensano di essere più puliti, più onesti: generalmente sono i più corrotti che urlano più forte perché devono coprire le proprie nefandezze.

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