Dal 4 al 6 aprile negli spazi di MiCo torna Miart, la fiera internazionale dedicata all’arte moderna e contemporanea. La 29esima edizione è stata presentata in Sala Alessi a Palazzo Marino dal presidente di Fiera Milano Carlo Bonomi, dal sindaco Giuseppe Sala, dall’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi e da Nicola Ricciardi, direttore artistico della manifestazione. “Siamo molto soddisfatti dei numeri di questa edizione: quasi 180 gallerie, delle quali il 40% vengono dall’estero, ma al di là dei numeri quantitativi è la qualità dell’offerta di cui siamo molto orgogliosi. – ha detto il presidente di Fiera Calo Bonomi – È ovvio che Milano si candidi ad essere un hub importante sul tema dell’arte, della cultura e quello che chiamo ‘l’economia della cultura’, perché oltre a essere fondamentale preservare il patrimonio storico, artistico, culturale del nostro Paese, possiamo anche utilizzarlo perché sia fonte di progresso e di benessere. Nello scenario internazionale ovviamente non possiamo pensare al momento di competere con New York, ma nel mondo sui temi culturali si stanno creando dei nuovi hub e credo che l’Italia in Europa, con Milano in particolare, abbia tutte le chance per diventare veramente qualcosa di importante. E un territorio come Milano deve essere all’avanguardia su questi temi”, ha concluso Bonomi. “Già il titolo di questa edizione, ‘Among friends’, dedicato al centenario della nascita di Robert Rauschenberg, rende l’idea di come si sposino i valori dell’apertura al mondo, dell’interdisciplinarietà, dell’impegno per il dialogo e la collaborazione. Un punto forte che si conferma per Milano è la collaborazione tra pubblico e privato”, ha spiegato il sindaco Sala nel suo intervento, che sull’attrattività della proposta culturale milanese ha aggiunto: “Abbiamo riconoscimenti internazionali del valore della nostra proposta: non è un caso se il Financial Times ha recentemente incoronato Milano come capitale dell’arte del futuro e l’ha messa tra le 52 mete imperdibili per il 2025 e replica quello che aveva già proposto per il 2015. A Milano c’è molta offerta perché c’è una domanda naturale. A un’offerta ben fatta, la domanda cresce. Secondo i recenti dati dell’osservatorio dell’Associazione italiana editori, i consumi culturali di Milano rappresentano il 13 per cento del totale nazionale. Si tratta di continuare in questa direzione. Magari su altre cose bisognerà cambiare come sempre accade nelle città che non sono esenti dalle spinte della contemporaneità”.

L’edizione è dedicata quest’anno alla figura umana e artistica di Robert Rauschenberg (1925 – 2008), a cento anni dalla sua nascita, oltre che uno spunto per approfondire i principi alla base del suo lavoro come l’apertura al mondo, l’interdisciplinarietà, l’impegno per il dialogo e la collaborazione. L’approccio dell’artista americano viene proposto dalla manifestazione, che per la sua ventinovesima edizione ha l’obiettivo di mettere a sistema la rete di relazioni costruita negli anni, ponendosi di fatto come motore di un ideale festival delle arti contemporanee della città di Milano che è la Milano Art Week. I progetti presenti a Miart quest’anno sono distribuiti in tre sezioni – Established, Emergent, Portal – spaziando dai capolavori del Primo e del Secondo Novecento alle opere legate all’attualità. Si conferma inoltre anche quest’anno il Fondo di Acquisizione di Fondazione Fiera Milano, istituito nel 2012: del valore di 100mila euro all’anno, il Fondo è destinato all’acquisizione di opere che implementano la collezione di Fondazione Fiera Milano, oggi ospitata all’interno della sede di Palazzina degli Orafi e che attualmente si compone di oltre 120 lavori in rappresentanza di linguaggi artistici differenti. “Abbiamo una quantità e una qualità di gallerie senza precedenti. – ha spiegato il Nicola Ricciardi, direttore artistico della manifestazione– Abbiamo per la prima volta grandi ritorni internazionali, come Sadie Coles, Victoria Miro, Esther Shipper, ma anche una galleria come MassimoDeCarlo: sembrerà banale, ma è la galleria più importante italiana e non partecipava alla Fiera del 2019. Il fatto che abbia deciso di tornare è il segno che quello che stiamo costruendo è un progetto credibile e che dà fiducia in un momento difficile per il mercato dell’arte, una fiducia in un sistema che si sviluppa all’interno della Fiera, ma anche fuori. Infatti, sarà un’edizione molto bella anche per i numerosi progetti che abbiamo sparso in giro per la città, lavorando con istituzioni pubbliche e private, cercando di tessere un’enorme e bellissima coperta che avvolge tutta la città e che speriamo attiri il più pubblico possibile dall’internazionale”.
