Apre la mostra “La verità nelle tracce. Oltre 120 anni di Polizia Scientifica”, al Museo della Scienza di Milano

Il viaggio, in sette stanze tematiche, racconta tutte le fasi di un’indagine, da come si rilevano le tracce, alla conservazione fino all’aiuto fornito dalle ultime tecnologie. Le fasi sono raccontate da sette stanze, divise in colori diversi. È un viaggio nel tempo, a partire dalla nascita della Polizia Scientifica nel 1903.

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Una mostra per raccontare il lavoro che la Polizia scientifica fa da oltre 120 anni : trovare la soluzione dei casi, a partire dalle tracce rilevate sulla scena del crimine. Da domani sarà possibile visitare “La verità nelle tracce. Oltre 120 anni di Polizia Scientifica”, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia fino al 26 gennaio. La mostra, promossa dalla Polizia di Stato, organizzata dal Gabinetto Regionale Polizia Scientifica Lombardia, e realizzata grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo e Gruppo San Donato, è stata presentata questa mattina con il questore di Milano Bruno Megale e Luigi Rinella, direttore reggente della Direzione centrale per la Polizia scientifica e la sicurezza cibernetica. Il viaggio, in sette stanze tematiche, racconta tutte le fasi di un’indagine, da come si rilevano le tracce, alla conservazione fino all’aiuto fornito dalle ultime tecnologie. Le fasi sono raccontate da sette stanze, divise in colori diversi. È un viaggio nel tempo, a partire dalla nascita della Polizia Scientifica nel 1903 e dall’istituzione della prima scuola di Polizia Scientifica del medico legale Salvatore Ottolenghi. Questo percorso si intreccia con le evoluzioni della scienza, con lo sguardo rivolto alle future tecniche di indagine forense.

Il Direttore della Direzione Centrale della Polizia Scientifica e il Questore Bruno Megale:

In ogni ambiente, la narrazione è guidata dalla voce del giornalista Gianluigi Nuzzi. La storia si intreccia anche a personaggi noti della cronaca nera e del crimine, come Renato Vallanzasca e Bernardo Provenzano, di cui sono esposte le impronte, e a fatti collettivi, come la strage di Via Palestro a Milano.

Per verità delle tracce si intende il frutto dell’applicazione dei principi delle scienze – spiega Luigi Rinella, direttore reggente della Direzione centrale per la polizia scientifica e la sicurezza cibernetica – 120 anni si caratterizzano per il costante uso del metodo scientifico, per la ricerca di nuove strade della scienza, per la ricerca di una verità che sia quella che viene fuori dalle tracce relativa da quello che la Polizia fa sulla scena del crimine. Le tracce devono arrivare così come sono state individuate nei laboratori per consegnare alle autorità inquirenti una verità che sia la più vicina a quella che la scena del crimine racconta”.

L’importanza del luogo di questa mostra è stata evidenziata dal questore Megale: “Mai scelta poteva essere più azzeccata, di fare questa mostra in un luogo così iconico. Questo museo per Milano rappresenta un punto di riferimento soprattutto per i più giovani. Oggi la polizia scientifica è sempre più tecnica e questa attività rappresenta anche un momento di vicinanza della Polizia di Stato a tutta la comunità. Possiamo dire che è un Csi Milano. Abbiamo sempre più bisogno di giovani preparati ed esperti. È sempre più difficile però attrarre talenti nel pubblico”.

La prima stanza, “Le origini”, racconta la nascita della prima scuola di Polizia Scientifica grazie a Salvatore Ottolenghi, medico legale nato ad Asti, discepolo di Cesare Lombroso. È qui esposto il primo sistema di fotosegnalamento, noto come le “gemelle Ellero”. Si passa allo spazio dedicato all’impronta digitale, con la spiegazione dell’identificazione dattiloscopica e del momento in cui si formano le impronte, in utero. La terza stanza è verde ed è incentrata sulle riprese video in ordine pubblico. vengono illustrate le tecniche di ripresa e i mezzi utilizzati dagli operatori nel corso degli anni e sono descritti gli strumenti utilizzati per individuare i soggetti responsabili di reati. Il giallo caratterizza la quarta stanza, incentrata sulla scena del crimine, uno degli ambienti centrali, in cui si spiega come si svolge il sopralluogo di polizia scientifica e le procedure di Qualità ISO 9001/2015 applicate sul luogo dove è stato compiuto un crimine. Il celeste racconta lo spazio “L’analisi delle tracce”, un approfondimento delle metodiche laboratoriali della genetica forense, l’evidenziazione delle impronte, l’analisi balistica e l’analisi chimica. Il penultimo ambiente è blu e racconta le altre attività di indagine, con l’uso di tecnologie emergenti e strumenti di Intelligenza Artificiale, applicate nel falso documentale e nell’analisi grafica, analisi fonica e Digital Forensics. È qui ricostruita in 3D la testa del pittore del ‘500 Lorenzo Lotto, realizzata partendo da un autoritratto a cui sono state applicate le attuali tecniche di cattura e miglioramento dell’immagine, di identikit, invecchiamento e modellazione 3D. la mostra termina con il rosso della ricostruzione 3D, in cui viene illustrato come le nuove tecniche di acquisizione dello stato dei luoghi permettano la ricostruzione virtuale della scena del crimine e la cosiddetta “repertazione delle forme”.

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