Il padre di Ramy: “Ci dissociamo dalle violenze, nessuna vendetta”

"Abbiamo fiducia nella magistratura italiana, e non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti, ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l'Italia". Lo ha detto il padre di Ramy Elgaml, il 19enne morto in scooter durante un inseguimento con i carabinieri. Dopo la sua morte al quartiere Corvetto sono scoppiati disordini e scontri con la polizia.

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“Siamo lontani da quanto accaduto l’altroieri sera e ci impegniamo a rispettare la legge nel nostro secondo Paese, l’Italia”. Lo ha detto all’agenzia Ansa Yehia Elgaml, padre di Ramy, il 19enne morto in scooter durante un inseguimento con i carabinieri, nella notte tra sabato e domenica, a Milano. Morte a cui sono seguite due notti di disordini nel quartiere Corvetto dove abitava. “Abbiamo fiducia nella magistratura italiana, e non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti, ringraziamo tutti per la loro vicinanza, soprattutto gli italiani: mio figlio ormai era più italiano che egiziano”, aggiunge l’uomo.
“Chiedere chiarezza su cosa è accaduto è giusto, non c’è niente di male, ma i vandalismi no, non sono giustificabili”. E’ quanto ha detto Aly Harhash, 61 anni, presidente della comunità egiziana della Lombardia, a cui appartiene la famiglia di Ramy.
Intanto si cercano testimoni ed eventuali video amatoriali, girati con gli smartphone, che possano aiutare a ricostruire la dinamica dell’incidente nell’indagine della Procura di Milano sulla morte di Ramy. Nell’inchiesta, coordinata dal pm Marco Cirigliano, sono state raccolte le immagini di una serie di telecamere adiacenti il luogo dell’incidente ma, eccetto un filmato in cui è stata ripresa la scena dell”impatto, le altre al momento non sembrano aggiungere elementi determinanti. Importante sarebbe la testimonianza di qualcuno che ha assistito a quello che è accaduto. Per la vicenda, al momento sono indagati il tunisino di 22 anni che era alla guida della moto, e che è ricoverato in ospedale in gravi condizioni, per resistenza a pubblico ufficiale e, a garanzia e per tutti gli accertamenti necessari, anche il carabiniere che era alla guida della macchina di servizio. Per lui l’ipotesi è concorso in omicidio stradale. Per venerdì, è stata fissata l’autopsia sul corpo della giovane vittima.

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