Milano rischia la paralisi, tra inchieste e norme prive di chiarezza

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Di Fabio Massa

Si rischia la paralisi. Premessa: questo non è un attacco né alla magistratura né alla politica. E’ un riassunto di quel che sta accadendo a Milano in questi mesi. Prima di tutto, l’urbanistica: i pm continuano a chiedere sequestri e i gip a convalidarli. Di fatto tutti i cantieri sono sotto attacco, i costruttori iniziano a non voler più vedere neppure dipinta la città. Certo, le aree già comprate dovranno essere concluse, ma l’effetto dell’incertezza normativa e delle inchieste a ripetizione lo si vedrà tra alcuni anni. La soluzione? Difficile. Perché delle due l’una: o si dichiara che le norme applicate fino ad oggi erano quelle sbagliate, e allora si apre il vaso di pandora del riesame su tutti i lavori di una metropoli negli ultimi dieci anni. Oppure si dichiara che le norme applicate fino ad oggi erano quelle giuste, e allora deve finire lo stillicidio di sequestri e indagini. Questo può accadere in due maniere: o con un giudice che emetta una sentenza definitiva (ma con le lungaggini italiane questo potrebbe voler significare anni ad attendere), o con una norma, che già è stata denominata salva-Milano. Rimane l’interrogativo: e se poi questa norma venisse contestata e non presa in considerazione dai pm? E’ qualcosa di possibile, stante il fatto – e qui introduciamo il secondo tema – che malgrado un decreto del governo abbia stabilito chiaramente che la Fondazione Milano Cortina è privata, sia stato contestato dalla magistratura inquirente che la pensa diversamente. Non c’è solo questo. L’inchiesta su Enrico Pazzali, che pure non afferisce Fondazione Fiera, ha però messo in grave imbarazzo un sistema di relazioni che non c’entrava niente con le attività di Equalize, e che è rimasto stupito dalle attività di Equalize, ma che in ogni caso pone problematiche su progetti fondamentali per la città, sui quali bisogna vigilare. Sono solo tre esempi dell’incrocio tra giustizia e politica, rispetto ai quali occorrerebbe una riflessione pubblica, senza partigianerie ma anche senza paura. Perché in caso contrario la città rischia la stasi. E questa sarebbe la cosa peggiore, di qualunque campo si stia parlando.

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