A Milano la mostra “Picasso lo straniero” con oltre 90 opere

Fino al 2 febbraio 2025 Palazzo Reale presenta la mostra “Picasso lo straniero”. A cinquant’anni dalla scomparsa, l’opera di Picasso è indagata e raccontata attraverso la lente del suo stato di immigrato, rifiutato, censurato dalla nazione che lo ha visto crescere e raggiungere il successo, la Francia.

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Per gran parte della sua vita è stato un immigrato in Francia, Paese dove ha vissuto ed ha raggiunto la fama come artista ma che non gli ha mai concesso la cittadinanza. È questo il tema, molto politico e attuale, attorno a cui si snoda la mostra ‘Picasso lo straniero’ che sarà aperta al pubblico domani e fino al 2 febbraio a Palazzo Reale di Milano. Promossa da Comune di Milano – Cultura, l’esposizione nasce dall’idea di Annie Cohen-Solal, autrice di ‘Picasso. Una vita da straniero’ e curatrice scientifica della mostra, oltre che dalla collaborazione con il Musée National Picasso-Paris. ‘Picasso lo straniero’ presenta più di 90 opere dell’artista, che nacque a Malaga nel 1881 e si trasferì a Parigi nel 1904, oltre a documenti, fotografie, lettere e video, un progetto che apre a più riflessioni sui temi dell’accoglienza, dell’immigrazione e della relazione con l’altro. Sono oltre 40 le opere esposte per la prima volta in Italia. “È un Picasso che fa pensare dentro la mostra ma anche fuori – ha detto l’assessore alla Cultura del Comune Tommaso Sacchi -, è un’esposizione che ha un valore storico molto importante e per questo abbiamo deciso di inserirla nella programmazione, per la valenza oilitica che ha”. Le opere sono esposte accanto ai documenti che raccontano la condizione di straniero in Francia dell’artista, che era stato anche schedato dalla polizia. Nel 1940 Picasso inoltra la domanda di naturalizzazione che viene rigettata, dopo un altro grande rifiuto nel 1929, quello del Louvre alla donazione de Les Demoiselles d’Avignon. “La storia dell’arte deve essere sociale – ha detto Annie Cohen-Solalperché dietro ogni artista c’è una persona che soffre. Di cui la polizia magari ha la foto segnaletica”.

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