Il rischio del referendum sull’autonomia è la separazione delle carriere

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Di Fabio Massa

Io sono convinto che il referendum contro l’autonomia differenziata farà fare un passo indietro di 20 anni a questo Paese. Per vari motivi. Un dato di fatto: la battaglia per l’autonomia sarà durissima, e per come si sta incendiando il sud Italia e sta contagiando chi del sud è originario ma vive o è nato al Nord, in una assurda battaglia di posizione, ci sono serie possibilità che arrivi al quorum. E se arrivasse al quorum, vincerebbe ovviamente il sì all’abrogazione e dunque chi osteggia l’autonomia. I problemi che questa pur legittima scelta si porta dietro sono due. Il primo è che non ci sarà alcuna riforma dello stato in senso federale, se non verrà confermata la Calderoli, nei prossimi decenni. Chi si confronterà con la spada di Damocle del referendum sapendo che il popolo italiano è contrario? E’ un po’ come il nucleare: ci vorrà un’eternità per far cambiare il sentiment dei cittadini. La seconda conseguenza riguarda gli altri quesiti referendari che verranno “attaccati” a quello sull’autonomia. Uno per tutti: il quesito riguardante la separazione delle carriere di magistrati e giudici. Oggi appartengono allo stesso potere dello Stato, hanno un unico Csm ed è loro consentito, con alcune limitazioni, il passaggio da magistratura inquirente a magistratura giudicante. Sono decenni che si parla di divisione delle carriere, e sono decenni che non si fa nulla perché il potere di cui sopra è molto pervasivo e davvero sovraordinato a tutti. Attenzione, non è solo indipendente – il che è giusto – ma è proprio sovraordinato. Riesce a impedire qualunque riforma che tocchi certi punti nevralgici. Ecco, il referendum sull’autonomia rischia di mettere in discussione anche la separazione delle carriere dei magistrati, sulla quale con tutta probabilità ci sarebbe un largo consenso. Un pericolo, questo, anche peggiore del non discutere dell’autonomia nei secoli a venire.

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