Il degrado di una vicenda che dovremmo ricordarci di scordare il prima possibile

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Di Fabio Massa

Che degrado e che squallore. Abbiamo passato un pezzo d’estate ad appassionarci – per modo di dire –  a una roba, quella tra Sangiuliano e signorina Boccia, che definire pecoreccia è poco. Un uomo di potere si invaghisce di quella che in inglese chiamano gold-digger, e in Italia in modo assai meno nobile, in una dinamica talmente nota da risultare stucchevole. Sai com’è la storia e sai come finisce. Con lei che lo ricatta, post dopo post, mettendolo sotto pressione. E lui che inanella – per dirla come mio figlio – una serie di figure marroni. E dunque: negazione, piantino al tg, dimissioni offerte, dimissioni irrevocabili, scuse pubbliche, fuga nell’eremo con la moglie per provare a salvare il matrimonio. Una sceneggiata napoletana, in tutti i sensi. E lei che viene intervistata manco fosse Santa Maria Goretti da media interessati a far male a Giorgia Meloni per una vicenda di letto e lenzuola, robaccia neppure buona a riempirci un mezzo Harmony. Alla fine la premier accetta le dimissioni di Sangiuliano e arriva Alessandro Giuli. E qui avviene quel che avviene ormai sempre: ricerca sul web di qualunque cosa sia stata detta dal nuovo ministro, anche fuori contesto, pur di iniziare a delegittimarlo. Iniziano i giochini di parole. Uno che ho letto è che Giuli è un SanGIULIano in sintesi, dal fatto che il cognome del vecchio ministro “contiene” il cognome del nuovo. E poi idiozie varie che si concludono sempre nell’unico modo possibile: è un fascista. E vabbè. Al fondo di questa vicenda mi convinco sempre di più che ci può anche essere una guida eccellente, ma se intorno c’è gente che pensa alle gonnelle, che ferma i frecciarossa, che fa cose che nell’orbe terraqueo sono concepite dai comuni mortali come immani cretinate, non si va da nessuna parte, inchiodati a quel tragicomico che pare la cifra dei governi italiani, da quello che si fermò a chiedere indicazioni a un trans per strada a quello che pensa di essersi innamorato di una che vuole una consulenza dal ministero. E chissà che cosa ci riserverà il domani.

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