Voglia di cambiamento. Incredibilmente, l’elezione di Giorgia Meloni e di Elly Schlein ha la stessa matrice profonda. E non solo perché c’è un senso della prima volta di una donna alla presidenza del consiglio e di donna alla guida del Pd. Ma anche e soprattutto perché sono scelte nette. Chi mai si sarebbe immaginato una destra al governo che dichiara di esserlo?

Chi ma si sarebbe immaginato una radical durissima sulle idee alla guida di un partito plurale, con mille anime e ancor più correnti come il Pd?

Chi ma si sarebbe immaginato una radical durissima sulle idee alla guida di un partito plurale, con mille anime e ancor più correnti come il Pd? Ma l’epoca della semplificazione è questo: scegliere posizioni chiare. Elly Schlein rappresenta un concetto ben definito, il superamento definitivo e irrevocabile del “ma anche” su cui si è formato, in primis, il Pd. Un primo tentativo c’era stato con Matteo Renzi, di polarizzazione estrema e di esclusione da quella equazione “ma anche” di una parte ben precisa. Matteo Renzi aveva cercato di buttar fuori tutta quella sinistra-sinistra. Il risultato finale è che si è buttato fuori da solo, e adesso quella sinistra-sinistra governa il partito. Con un obiettivo che da oggi dovrà essere ben preciso. Ovvero quello di riconquistare voti dal Movimento 5 Stelle.

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Elly Schlein sulle orme di Matteo Renzi

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