Su Matteo Messina Denaro è stato scritto di tutto. Arresto più che eccellente. Però se c’è una cosa che davvero mi fa innervosire è chi dice che le forze dell’ordine non hanno avuto meriti particolari, che lui si è di fatto consegnato. Insomma, chi dice che in fondo non è stato niente di che. Certo, se un latitante da decenni viene arrestato è chiaro che la sua rete di protezione ha fallito, che si trova in una condizione più difficile, più indebolita, rispetto a quando la faceva franca. Perché sia ben chiaro: cambiano i governi, ma la lotta alla mafia la fanno uomini e donne che sul campo sacrificano la vita in questa battaglia. E pure chi dice che è merito della Meloni, e della destra al governo, dice qualcosa di falso. Queste cose non funzionano così. Non c’è politica, in queste cose. La politica fa altro, e direi che c’è pure una politica dell’antimafia che fa del male a chi fa la guerra davvero a Cosa Nostra.

La “legalità democratica” e la proposta alle città di “associarsi”

Ricordo che tanti anni fa ero capo di gabinetto di un comune di medie dimensioni del Nord Italia. Un comune difficile, con tanti bisogni sociali. I soldi non bastavano mai, a bilancio. Perché i bisogni della gente erano tanti. C’erano decine di famiglie che vivevano grazie al pacco alimentare che veniva distribuito ogni settimana. E quello era solo una goccia nel mare: il corpo a corpo con il bilancio stretto, tagliando tutto per trovare le risorse per quello che serviva, era una pratica quotidiana. Un giorno arriva in Comune una lettera da parte di una realtà – della quale non dirò il nome ma è una delle più presenti sui giornali – nella quale questa associazione che promuove la “legalità democratica” chiede alcune migliaia di euro per “associarsi” e diventare così comune davvero trasparente e per la legalità. In caso contrario, niente associazione e – per deduzione – niente legalità e niente trasparenza.

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Antimafia, ma per davvero

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