VOIVOD: inossidabili anche sul palco del Bloom di Mezzago (MB)

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Di Andrea Levati

Secondo appuntamento coi Voivod a distanza di pochi mesi dal Metal Valley (vedi in fondo pagina). Quella dello storico Bloom di Mezzago è la prima di ben quattro date italiane, che vanno a completare la terza parte del tour dell’ultimo album “Synchro Anarchy”. Dopo aver accompagnato gli Opeth per mezza Europa come opening band, nel loro tour celebrativo “Evolution XXX”, il quartetto canadese ha aggiunto al proprio calendario sei concerti da headliner, quattro dei quali, appunto, nel Bel Paese, a testimonianza di un rapporto speciale con i fan italiani.
Anche questa volta, in apertura, troviamo due formazioni nostrane, che portano sul palco sonorità molto differenti l’una dall’altra.
Alle 20.10 è il turno dei brianzoli HusqwarnaH, che prendono il loro nome dal celebre marchio di motoseghe, il cui suono accompagna l’ingresso della band sul palco. Facile, anche per i neofiti, a questo punto, capire che stiamo andando incontro a un death metal old-school, di matrice svedese e senza compromessi. Il quintetto sfrutta il tempo a sua disposizione per eseguire quasi interamente (manca solo la cover di “Dreamline” dei Rush, che nella sua versione su disco è impreziosita dalla collaborazione di Mikael Stanne dei Dark Tranquillity) il proprio album d’esordio “Front: Toward Enemy” pubblicato un anno fa e i presenti, già discretamente numerosi per una band d’apertura, dimostrano di apprezzare. I volumi, come spesso accade a inizio serata, sono ancora da perferzionare, ma questo non impedisce di godersi l’esibizione coinvolgente dei deathsters brianzoli.
Approfittiamo della breve pausa tra un gruppo e l’altro per gustarci i sempre ottimi burgers del Bloom; purtroppo però, presumibilmente a causa del grande afflusso di pubblico, i tempi d’attesa della cucina sono piuttosto lunghi e questo fa sì che non riusciamo a essere di fronte al palco per buona parte del set dei Void of Sleep. Ad ogni modo, è sufficiente essere appena fuori dall’ingresso della sala principale per riuscire comunque ad ascoltare la performance della band e a rendersi conto della qualità della proposta.
Finalmente, consumato il pasto, riusciamo a immergerci pienamente nelle sonorità sludge/stoner a tinte progressive del quintetto ravennate, le atmosfere vanno dallo psichedelico al cupo, senza disdegnare momenti più melodici; i suoni vanno migliorando e il pubblico si fa via via sempre più numeroso, fino alla fine dell’esibizione, che si conclude sulle note di “Master Abuser”.
Alle 21.45 è il turno dei Voivod, che nel mentre si sono concessi a foto e abbracci coi fan in zona bar. Il Bloom è ormai pienissimo: lo show può finalmente cominciare con “Experiment” in un clima di grande festa. La formazione canadese appare da subito in grande spolvero e, con il passare dei minuti, sembra prenderci sempre più gusto, così come i presenti.
L’esibizione prosegue con una setlist che ricalca quella del concerto di agosto al Metal Valley, fino a “Holographic Thinking” che, a circa metà concerto, va a sostituire “Planet Eaters” tra gli estratti dall’ultima fatica discografica.
Più passa il tempo, più le interazioni con il pubblico si fanno calorose e frequenti, ma non per questo ci si perde in chiacchiere superflue; i Voivod sono un treno in corsa, che si districa abilmente tra ritmiche progressive e riff aggressivi e veloci. Il dinamismo di Away alla batteria è qualcosa di impressionante; Chewy si conferma ancora una volta il miglior sostituto possibile del compianto Piggy (al quale il pubblico ha reso omaggio con un coro); Snake e Rocky due autentici animali da palcoscenico. Il tutto in un locale al chiuso, raccolto, intimo, che risulta una cornice perfetta per le atmosfere a tratti claustrofobiche del sound inimitabile del quartetto del Quebec.
Il resto dello show, per quanto riguarda la scaletta, torna sugli stessi binari delle ultime date italiane: è una selezione ben bilanciata, incentrata sui grandi classici della band e sul materiale più recente, una scelta che mette tutti d’accordo. Ancora una volta, dopo il brano “Voivod”, la formazione canadese abbandona il palco per pochi istanti, per poi tornare a mettere definitivamente a ferro e fuoco il Bloom con “Fix My Heart” in mezzo al delirio generale, tra pogo e brevissime invasioni di palco. C’è anche qualche temerario che si dà al crowdsurfing.
È il tempo dei saluti, con la band che chiama a sé il pubblico per riceverne l’abbraccio.
Poteva esserci il rischio che un gruppo con quasi quarant’anni di carriera alle spalle, dopo mesi di tour, arrivasse all’appuntamento di martedì sera stanco e/o svogliato, a fare il cosiddetto compitino; inutile dire che non è stato assolutamente questo il caso. I Voivod sono una macchina da guerra che vive per il suo pubblico e che, in virtù di questo, nei live dà sempre il 110%. Inossidabili.

Setlist completa:
– Experiment
– The Unknown Knows
– Tribal Convictions
– Synchro Anarchy
– Iconspiracy
– The Prow
– Holographic Thinking
– Overreaction
– Pre-ignition
– Sleeves Off
– Astronomy Domine (Pink Floyd cover)
– Voivod
– Fix My Heart

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