BRIAN JOHNSON: l’autobiografia “Back In Black” e quella volta che “Axl Rose mi ha rubato il posto”…

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Per Rizzoli Lizard (che ha curato l’edizione italiana) il 25 Ottobre 2022 esce “Back In Black”, titolo “altisonante” per la prima autobiografia ufficiale di BRIAN JOHNSON, veterano frontman degli AC/DC dal lontano 1980 (dopo la scomparsa improvvisa di Bon Scott), nonché mezzosangue italiano (la madre, buon’anima partigiana, all’anagrafe Ester Maria Vittoria Ottavia De Luca, è infatti originaria di Frascati). Una vita intera dedicata alla musica e raccontata in 384 pagine, col cuore in mano, direttamente da chi l’ha vissuta sulla propria pelle, brivido dopo brivido, watt su watt, affacciandosi al successo internazionale nientemeno che col disco rock più venduto di tutti i tempi

Ne ha fatta di strada Brian Johnson, dal coro della chiesa di un villaggio di minatori ai palchi di tutto il mondo. Da ragazzino viene fulminato dalla visione di Little Richard in TV e prende subito una decisione: la musica sarà la sua vita. Cresciuto in una famiglia dai legami tanto forti quanto difficili, Brian divide la sua giovinezza tra il lavoro in fabbrica, una folle parentesi da paracadutista, e una lunga serie di band locali più o meno improvvisate (tra cui i Geordie) fino a quando nel 1980, per puro caso, si trova a essere l’uomo giusto nel posto giusto: il cantante degli AC/DC muore prematuramente e Brian prende il suo posto, sfornando Back in Black, un disco da 50 milioni di copie che conquista le classifiche di mezzo mondo. Questo memoir, però, non si apre con un successo, ma con un momento di paura in cui sembrava tutto perduto: è una sera di settembre del 2015 e Brian avverte un dolore all’orecchio. Quel fastidio apparentemente innocuo è solo il primo sintomo di un problema all’udito così grave da costringerlo a lasciare la band e dire addio alla musica. Un momento di buio che spinge Brian a rievocare le storie della sua infanzia, le prime esperienze su palchi scalcinati, un matrimonio affrettato, una vacanza italiana che per poco non finì in tragedia e molto altro. Grazie a delle cure sperimentali, Brian Johnson è tornato a cantare con gli AC/DC e nel 2020 ha registrato il diciassettesimo album della band, Power Up, un successo di pubblico e critica. Oggi, in questa spassosa, appassionata e incoraggiante confessione a cuore aperto, Johnson si racconta senza risparmio, in pagine piene di grinta. Come la sua voce.

Insomma, se già Brian ci è sempre sembrato uno di famiglia, dopo questa lettura non avrà più segreti

E curiosità e aneddoti non mancano di venire a galla neanche durante il lancio del libro che lo riconferma una leggenda vivente anche umanamente

Come dimenticare ad esempio la parentesi del “Rock Or Bust Tour 2016” in cui con Brian fuori gioco (a rischio irreversibile di perdita totale dell’udito) gli AC/DC accettarono come “special guest” Mr Axl Rose dei GUNS N’ ROSES, offertosi volontario in soccorso di una delle sue band del cuore? Un impegno a cui Axl ha tenuto fede nonostante, strada facendo, si sia poi addirittura rotto un piede (perché la sfiga come sappiamo ci vede benissimo anche quando sei una delle rock band N.1 al mondo)…

Mi è stato detto che Axl ha fatto un ottimo lavoro”, ha dichiarato Johnson, “ma non me la sono proprio sentita di guardare quelle performance, neanche in video, non potevo, specialmente quando lo fai da 35 anni! È come trovare un estraneo in casa tua, seduto al tuo posto sulla tua poltrona preferita. Nessun rancore però. È stata una situazione difficile. Angus e i ragazzi hanno fatto quello che sentivano di dover fare. Detto questo, dopo che la band ha rilasciato una dichiarazione in cui confermava che stavo lasciando il tour e augurandomi tutto il meglio per il futuro, non potevo rilassarmi né concentrarmi su nulla, del resto ci sono sempre stato là e il mio pensiero andava sempre lì! Parte del dolore derivava dal mea culpa. Per la maggior parte della mia carriera, sono stato nella band più rumorosa del mondo. Ho volato costantemente alto. Ho volato anche quando sapevo di non stare bene. La gente per un po’ mi chiedeva se fossi depresso, ma la depressione è curabile. La mia perdita dell’udito non lo era. Quello che sentivo non era depressione. Era qualcosa di più vicino alla disperazione”.

Johnson ha anche ben descritto le circostanze che hanno portato alla sua decisione di ritirarsi dal tour degli AC/DC quasi sette anni fa: “Appena avuta la diagnosi ho chiamato subito al cellulare Tim, il tour manager, per dirgli che non potevo continuare. È stata una delle conversazioni più difficili della mia vita, eppure il dolore è addirittura peggiorato nelle settimane successive quando il tour è andato semplicemente avanti senza di me. Stavo come impalato inerme su una scogliera a strapiombo. Non sono semplicemente ruzzolato giù, ero proprio in caduta libera!”.

Grazie ai messaggi di supporto di amici e fan Brian ha superato il periodo più duro durante la terapia medica. E grazie anche a “l’altra mia eterna passione grande: le auto da corsa! Senza paura, sempre a 180 all’ora!”, passione che lo ha portato pure in tv con la bellissima serie “Auto Da Rockstar”.

Dopo le cure e con una nuova tecnologia che lo ha aiutato a tornare a cantare, con l’album“Power Up”, pubblicato a Novembre 2020 su Columbia / Sony Music, Brian Johnson è di nuovo a casa, nei suoi AC/DC, con grande successo di vendite e di critica: “Dopotutto amici, ci sono voluti soltanto quarant’anni per conquistare anche i giornalisti …e sono tornato sul campo di battaglia a pieno regime, spingendo da subito sull’acceleratore a tavoletta! O tutto o niente, io sono fatto così. E quell’aggeggio nelle mie orecchie ha funzionato da subito… ero senza parole. Tuttora non saprei trovare le parole giuste per dirti come mi sono sentito. So però che ‘Happy‘ è senz’altro una di queste. La vivo come una rinascita“.

 

 

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