Donna di 85 anni rinchiusa a San Vittore per una condanna di 8 mesi

La donna ha una condanna di soli 8 mesi per occupazione abusiva di un alloggio. Da due settimane è in carcere. Ha bisogno di assistenza e di una gestione sanitaria costante. Lo denuncia l'associazione Antigone. Del caso si sta occupando anche il garante dei detenuti del comune di Milano.

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Ha una condanna di soli 8 mesi per occupazione abusiva di un alloggio; non è autosufficiente. Ha 85 anni. E  da due settimane è rinchiusa nel carcere di San Vittore. “Fino ad oggi – dice Antigone, l’associazione che ha denunciato il caso – nonostante i ripetuti solleciti dell’istituto e un’istanza di scarcerazione, la signora è ancora ristretta in carcere”. La donna  ha bisogno di un’assistenza personale e una gestione sanitaria costante da parte di altre detenute e degli operatori. “Il carcere – spiega Valeria Verdolini, responsabile della sede lombarda di Antigone – si trova a dover gestire una situazione che non dipende dal penitenziario, il problema è quando si decide di portare in carcere una persona di 85 anni”.
Sul caso si è attivato il garante dei detenuti del Comune di Milano, Franco Maisto, che ieri ha incontrato l’anziana detenuta, una donna rom. Come ricostruito dallo stesso Maisto, si tratta dell’esecuzione di un ordine di carcerazione con scadenza pena alla fine di maggio 2023. L’anziana è stata arrestata sulla base di un sentenza del tribunale di Milano del 2021 per occupazione abusiva. “Mi meraviglio – dice – che sia stata data esecuzione a questa misura di carcerazione. E’ una persona non orientata nello spazio e nel tempo, claudicante e non autosufficiente. Era una pena da differire o sospendere”. Il garante spera che il caso si possa risolvere in poco tempo: “La strada che si può intraprendere è stata intrapresa. E’ stato chiesto ai carabinieri di fare un accertamento sul posto dove potrebbe andare, ho dato input alla magistratura di sorveglianza”. Verdolini sottolinea che la vicenda è emblematica, perché frequentemente persone ultrasettantenni o anche ultraottantenni entrano in carcere e perché l’assenza di una residenza “impedisce una vera e propria presa in carico da parte dei servizi, lasciando al penitenziario l’onere di gestione”. La richiesta è dunque quella di scontare la pena in luogo più confacente alle sue condizioni.

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