Dal + 181% nel dettaglio alimentare al + 161% per alberghi-ricettività e + 123% per la ristorazione, al +119% e +116% rispettivamente per i negozi non alimentari e i servizi: è la sensibile crescita, in un anno (2022-2021), dell’incidenza percentuale dei costi per l’energia sui fatturati delle imprese del terziario. Con una media, per tutti i settori, del +121%. Dati che aiutano a comprendere come il caro-energia incida nei conti delle imprese: lo rileva l’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sull’emergenza dei costi energetici realizzata in questi giorni e i cui risultati sono stati elaborati dall’Ufficio Studi. Al sondaggio hanno risposto 703 imprese: in particolare della ristorazione (28%), del dettaglio non alimentare (19%), dei servizi (17%), del dettaglio alimentare (10%).
La spesa elettrica nell’ultimo anno è crescita fra il 100 e il 200% per il 27% delle imprese, di oltre il 200% per il 26% e fra il 50-100% per il 23%. Il 24% segnala un incremento fra il 30 e il 50%. Maggiori rincari per dettaglio alimentare, ristorazione ed alberghi/ricettività (dove il 90% dichiara un aumento superiore al 100% rispetto al 2021 e il 31% lamenta un rincaro superiore al 200%).
Per quanto riguarda il gas, crescita di oltre il 200% per il 19% delle imprese e fra il 100 e 200% per il 25%. Il 31% registra aumenti fra il 50 e 100% mentre il 25% segnala rincari tra il 30 e il 50%. Maggiori incrementi di spesa del gas per alberghi/ricettività, ristorazione, servizi.
La spesa per carburanti cresce fra il 30 e il 50% per oltre la metà degli operatori (55%) e fra il 50% e il 100% per il 27%. Il 18% segnala rincari fra il 100 e il 200%. Maggiori rincari per agenti rappresentanti di commercio, dettaglio alimentare, servizi.
E ancora: è la speculazione la causa principale degli aumenti: lo pensa il 91% delle imprese. La guerra in Ucraina viene indicata dal 30% e l’incremento dei prezzi delle materie prime dal 26%.
Le conseguenze di questa situazione porteranno il 66% delle imprese a un minore uso di illuminazione e aria condizionata/riscaldamento; il 32% un maggiore indebitamento con le banche per pagare le bollette; il 18% la riduzione dell’orario di lavoro; il 15% la chiusura dell’attività e il 10% la sospensione temporanea. L’8% il personale in cassa integrazione e il 7%, là dove è possibile, l’operatività solo in alcune aree. Il 9% non prevede alcuna conseguenza. Il maggiore indebitamento con le banche, ma anche la chiusura e il personale in cassa integrazione sono segnalati soprattutto dalle imprese del settore alberghiero/ricettivo.
Secondo quanto emerge dall’indagine, inoltre, per il 96% delle imprese le misure finora varate dal governo sono insufficienti. Per fa fronte all’emergenza il 66% chiede interventi più ampi e incisivi del Governo per ridurre il carico fiscale sulle bollette; il 18% ristori come l’emergenza Covid; il 16% contributi a fondo perduto più consistenti da parte degli enti locali (Regione, Comune…); l’11% indica più attenzione al consumo quotidiano di energia e l’8% contributi per check up energia (con l’obiettivo di individuare i punti più critici e intervenire con investimenti mirati per ridurre-ottimizzare i consumi energetici).
E ancora: Il 63% indica che bisogna puntare con decisione sulle fonti di energia rinnovabile; il 53% sulle centrali nucleari di ultima generazione; il 32% sui rigassificatori.
Infine, il 69% delle imprese ritiene utile un confronto con i principali candidati alle elezioni su questo tema.


“Gli interventi per far fronte all’emergenza caro energia devono essere molto rapidi per evitare una vera e propria recessione e indesiderati ‘lockdown’ per le imprese – sottolinea Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – Per quest’autunno-inverno potrebbero essere chiesti sacrifici a tutti i cittadini e il dialogo e senso di responsabilità con le istituzioni non mancherà da parte nostra. Occorre però equilibrio, pensando più che a misure spot di facciata, che possono diventare anche controproducenti per la vita dei nostri centri urbani, ad interventi di sostegno come una proroga del credito d’imposta, la dilazione dei pagamenti dei costi energetici, la ritrattazione dei contratti di fornitura e soprattutto con il finanziamento di check up energetici che consentano alle imprese una verifica di costi e dispersione energetica”. “Noi – conclude Barbieri – abbiamo dichiarato la nostra disponibilità ad ospitare confronti con i maggiori candidati alle elezioni politiche per discutere di temi prioritari come il caro energia. E dal nostro sondaggio emerge l’interesse delle imprese ad ascoltare e valutare le proposte dei partiti”.
Il 73% delle imprese che hanno risposto al sondaggio è di Milano città ed area metropolitana, il 16% di Monza Brianza, l’11% di Lodi ed altre località. Maggioranza delle risposte (50%) dalle imprese fra i 2 e i 5 addetti.

Print Friendly, PDF & Email