VOIVOD: i canadesi al Metal Valley Open Air

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Di Andrea Levati

Parte dal Metal Valley Open Air di Comago (GE) il mini-tour europeo dei Voivod, che vedrà il quartetto canadese calcare i palchi di Italia, Belgio e Repubblica Ceca a supporto dell’ultima (la quindicesima per l’esattezza) fatica discografica “Synchro Anarchy”; prima di fare ritorno nel vecchio continente a Novembre, in veste di spalla, per il tour celebrativo dei trent’anni di carriera degli Opeth, che però non farà tappa nel nostro paese.

La location dell’evento organizzato da Nadir Music (studio di registrazione fondato da Tommy Talamanca e Trevor Traverso dei Sadist) e Black Widow Records è lo splendido parco storico di Villa Serra, allestito per l’occasione con spillatori di birra e stand di slow food, merchandising, dischi e libri.

A precedere i Voivod sul palco del festival troviamo una selezione molto variegata di band nostrane:  con sonorità che spaziano tra doom, thrash, progressive e power metal. Insomma ce n’è per tutti i gusti: sia dal punto di vista della proposta musicale, sia da quello della proposta gastronomica.

Arriviamo poco dopo l’inizio dell’esibizione dei Game Over e il caldo è ancora piuttosto pesante. Nonostante la temperatura i ferraresi stanno scaldano un pubblico non ancora numerosissimo ma già discretamente coinvolto, grazie al loro thrash metal senza fronzoli e a una buona presenza scenica. Il set scorre piacevolmente e, dopo un rapido cambio di palco, è il turno del prog-power  degli Eldritch che, nonostante la separazione dal frontman storico Terence Holler (degnamente sostituito da Marco Biagioli) e l’assenza del tastierista Oleg Smirnoff a causa di un infortunio, tirano fuori una performance di tutto rispetto, spaziando tra i classici e le produzioni più recenti del loro repertorio.

É tempo di un altro cambio palco e, con la temperatura che nel frattempo si è fatta più gradevole, ne approfittiamo per goderci un fritto misto e un panino col polpo (giusto per ribadire la qualità della proposta gastronomica, non scontata in questo tipo di eventi). Sono da poco passate le 21.00 quando i Forgotten Tomb salgono sul palco a portare sonorità decisamente più oscure rispetto ai gruppi che li hanno preceduti. La commistione tra doom e black metal offerta dalla band piacentina ha un ottima resa live e così, a suon di riff granitici e atmosfere cupe, veniamo traghettati verso l’attrazione principale del festival.

I Voivod fanno il loro ingresso in scena intorno alle 22.30 sulle note di “Experiment”, di fronte a un pubblico che nel frattempo si è fatto più numeroso e si mostra subito entusiasta. “The Unknown Knows” e “Tribal convictions” vanno a completare il trittico di classici prog-thrash iniziale che infiamma la platea: nelle prime file è già tempo di pogo alla prime battute del set. É quindi il momento della self-titled track estratta dall’ultimo album “Synchro Anarchy” che, rispetto ai precedenti pezzi in scaletta, ha una componente thrash meno spiccata, ma mantiene inalterata la componente progressive così come le tematiche sci-fi e le atmosfere aliene dello spazio profondo, vero e proprio marchio di fabbrica della quartetto del Quebec. Segue dunque “Iconspiracy” dal precedente album “The Wake” e i presenti dimostrano di apprezzare il materiale più recente al pari di quello più datato. A questo punto si è creata una sorta di alchimia tra i musicisti e il pubblico: Snake, Away, Chewy e Rocky oltre a far divertire, si divertono. E si vede.

La scaletta procede senza troppe chiacchiere tra le ambientazioni psichedeliche e interstellari voividiane, alternando estratti dal repertorio anni ’80 e ’90 e pezzi dell’ultimo album, fino ad arrivare all’immancabile cover del classico dei Pink Floyd dell’epoca Barrett “Astronomy Domine”. Si passa dunque al thrash più crudo e aggressivo degli esordi con il brano omonimo della band, che dopo avere fatto scatenare i presenti, saluta e finge di abbandonare il palco, per tornare pochi istanti dopo a concedere un bis con la formidabile “Fix My Heart” (unico estratto da “The Outer Limits”). Impossibile, a questo punto, stare fermi. É la degna conclusione di un concerto praticamente perfetto, al netto di un piccolo inconveniente tecnico con la chitarra di Chewy, risolto peraltro in un batter d’occhio dallo staff, con grande solerzia.

I Voivod, nonostante i quasi quarant’anni di carriera, dimostrano di essere più vivi che mai, sia con la continua evoluzione e sperimentazione della produzione in studio, sia con l’energia e la perizia tecnica che sfoggiano nei live.

Per concludere, posso dire di aver trovato a Villa Serra un festival a misura d’uomo, con un clima familiare e prezzi abbordabili, ma soprattutto ho trovato un festival che ha avuto il coraggio di puntare sulla scena italiana (molto spesso sottovalutata) e su un headliner che magari non garantisce numeri da grande pubblico (e, forse, è meglio così) ma che resta indiscutibilmente un nome di primo piano nella scena metal internazionale. Naturalmente l’auspicio è che si possa continuare su questi livelli anche nelle prossime edizioni.

 

Scaletta Voivod:

Experiment

The Unknown Knows

Tribal Convictions

Synchro Anarchy

Iconspiracy

The Prow

Planet Eaters

Overreaction

Pre-Ignition

Sleeves Off

Astronomy Domine (Pink Floyd cover)

Voivod

Fix My Heart

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