Un milanese su tre utilizza i servizi di delivery: la ristorazione è il settore più attivo indicato dal 62%, seguito dal grocery al 36% e dal retail per il 20%. Sono questi i dati principali dell’indagine realizzata da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza tra maggio e giugno e illustrati oggi all’inaugurazione della nuova sede di Glovo in via Giovan Battista Pirelli. Proprio Glovo risulta essere il servizio di delivery utilizzato dalla maggioranza degli intervistati (52%), seguito da Just Eat (44%), Deliveroo (36%) e Uber Eats (23%). L’online food delivery in Italia è un mercato in espansione, che ha generato oltre 1,4 miliardi di euro di business per il settore ristorazione nel 2021 e si stima possa superare nel 2022 i 2,2 miliardi di euro. Con la pandemia, il business del delivery ha registrato una forte accelerazione, ma non si tratta di un fenomeno temporaneo. Il settore è infatti cresciuto negli ultimi anni del 55% circa all’anno: dai 592 milioni di euro del 2019 ai 917 milioni di euro del 2020 ad 1,4 miliardi di euro nel 2021. Con il delivery gli utenti hanno trovato una risposta ad una domanda di acquisti digitali anche per il commercio di prossimità, mentre gli esercenti hanno potuto intercettare una nuova clientela e digitalizzare la propria offerta. Secondo l’osservatorio di Glovo, nell’ultimo anno in Italia gli ordini sono cresciuti del +74% (nel food delivery) e +200% (nel segmento spesa). A confermare il trend, sono gli obiettivi del gruppo spagnolo, che punta a triplicare entro la fine del 2022 il valore di transazioni del quick commerce a livello mondiale, superando 1 miliardo di euro dagli attuali 300 milioni. Le imprese del territorio dimostrano già una buona conoscenza e utilizzo di questa modalità di vendita ancor prima dello scoppio della pandemia nel 2020: il 42% ne faceva uso già dal 2019, il 42% ha dichiarato di aver iniziato ad usarlo nel 2020 e il 12% nel 2021. “La città di Milano dimostra che, soprattutto dopo 2 anni e mezzo di pandemia e le difficoltà dettate dalla crisi delle materie prime e dal conflitto, sul delivery ha una marcia in più. Lo dimostrano i dati: molte attività commerciali, non solo della ristorazione, stanno ormai scoprendo queste piattaforme che permettono di ottenere un risultato economico importante. Cioè andare ad abbracciare una fetta di mercato che sino a ieri non comprendeva il classico negozio fisico“, ha dichiarato il segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri. “Da questa analisi realizzata con Glovo si vede che l’unico effetto pregevole della pandemia è stato quello di far scoprire al classico commerciante l’attività online e le consegne che permettono di incrementare il proprio fatturato e allo stesso tempo soddisfare al meglio i consumatori – ha aggiunto – Il modello del delivery è un modello che oggi le attività di ristorazione stanno molto utilizzando, ma anche molte attività del settore alimentare e non. Ovviamente questo comporta degli incrementi di fatturato per le aziende, oltre al fatto che oggi a Milano stanno tornando i turisti sebbene manchino i big spender (cinesi, russi, americani)”. Per la general manager di Glovo Italia Elisa Pagliarini “avere finalmente un ufficio di rappresentanza così grande all’interno del cuore pulsante della città per noi è una pietra miliare importantissima che sancisce quello che abbiamo costruito in questi anni. Siamo entrati alla fine del 2016 in un contesto dove il delivery era ancora agli inizi: eravamo 8 persone in una piccola stanza, oggi in Italia siamo più di 500″. “Abbiamo un team su tutto il territorio, ma basato principalmente su Milano come capitale pulsante del business. Continuiamo a portare il delivery nella sua forma di ‘anything delivery’. Quindi l’idea della città in 15 minuti non solo nel fisico, ma anche nell’online”, ha sottolineato. Per quanto riguarda il futuro del delivery, Pagliarini ha dichiarato che “l’Italia è il secondo mercato più importante per Glovo e proprio qui stiamo mettendo la maggior parte dei nostri finanziamenti. Solo nel territorio italiano stiamo prevedendo di investire più di 150 milioni quest’anno. Su Milano oggi abbiamo più di 200-350 dipendenti che si occupano del business, 5 mini magazzini urbani e abbiamo anche intenzione di lanciare una nuova food corner come a Torino”. Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo Economico del Comune di Milano dichiara: “Quando aziende internazionali come Glovo decidono di aprire o rinnovare la propria sede nella nostra città è per noi un segnale importante. Milano non vuole essere solo un ottimo mercato – e per Glovo indubbiamente lo è, come dimostra la ricerca – ma intende rappresentare anche uno spazio di crescita imprenditoriale, un luogo dove sviluppare strategie innovative. L’Amministrazione comunale, attraverso il Patto per il Lavoro, ha tracciato una strada di atti concreti che mirano a rendere Milano città di opportunità, rilancio, buon lavoro e formazione. Pongo un accento su questo ultimo obiettivo, consapevole che proprio la formazione sta diventando per le aziende di questo settore un asset fondamentale di crescita e reputazione sociale. Auspichiamo che lo sia sempre di più, anche in sinergia con il Comune di Milano”.

Il segretario generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri.

 

 

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