Spiavano ignari cittadini in casa o palestra e vendevano i video per 20 euro

La Polizia è riuscita a disarticolare un vero e proprio "sistema" criminale finalizzato alla violazione di impianti di videosorveglianza installati presso private abitazioni, ma anche negli spogliatoi di piscine e palestre o nei camerini dei negozi.

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Dopo un anno di complesse indagini, la Polizia è riuscita a disarticolare un vero e proprio “sistema” criminale finalizzato alla violazione, mediante intrusioni informatiche, di impianti di videosorveglianza installati per lo più presso private abitazioni.
Gli investigatori della Polizia Postale di Milano e del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma hanno scoperto il  fenomeno grazie alla segnalazione di un cittadino e agli sviluppi dell’analisi forense compiuta sullo smartphone sequestrato a uno degli indagati nell’ambito di un altro procedimento penale, relativo a reati di altra natura. Le due organizzazioni criminali avevano in comune lo stesso obiettivo: violare i sistemi di videosorveglianza delle abitazioni private di cittadini inconsapevoli, o quelle, per esempio, dei camerini di grandi magazzini o degli spogliatoi di piscine e palestre. Raccolte le credenziali di accesso, verificavano la tipologia degli impianti, gli ambienti inquadrati e la qualità delle riprese, allo scopo di individuare telecamere che riprendessero luoghi particolarmente “intimi”, come bagni e camere da letto. L’obiettivo finale era infatti quello di carpire immagini che ritraessero le ignare vittime durante la consumazione di rapporti sessuali o atti di autoerotismo.  Utilizzavano poi due gruppi social, uno ‘premium’, dove si potevano guardare immagini, anche di minori, che venivano condivise dagli amministratori, e un altro gruppo ‘vip’ dove – dopo aver ricevuto le credenziali per cifre irrisorie, circa 20 euro – ognuno poteva guardare ‘in diretta’ le immagini di una determinato impianto di videosorveglianza. Spiavano per poi monetizzare attraverso transazioni in criptovalute.  Si servivano prima di quello che viene definito il ‘facebook russo’, ossia il social network VKontakte, per poi passare su Telegram. In totale sono 11 gli indagati, con 10 perquisizioni in altrettante città italiane.
La Polizia Postale raccomanda di affidarsi, nell’installazione di impianti di videosorveglianza, a professionisti di comprovata affidabilità, evitando soluzioni “fai da te”, a meno che non si disponga di solide e specifiche competenze tecniche.

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